giovedì 28 luglio 2011

Il racconto di una gara dolomitica

Fino a quest'estate - pur essendo da circa tre anni un podista con qualche maratona all'attivo e altre varie garette - da quando abbiamo iniziato a correre solo un'esperienza mi era rimasta davvero nel cuore. 
La prima.
La maratona di Parigi non me la dimenticherò mai.
La novità, la grandissima fatica data dall'allenamento nullo, l'incontenibile gioia finale e il non riuscire a camminare normalmente per una settimana.
Quest'anno però mi sono dovuto ricredere e ho corso ben due gare il cui racconto non ha nulla a che invidiare al contenuto delle pagine scritte da Edmondo de Amicis: la maratona di Tromso col sole di mezzanotte e la Dolomites Skyrace arrampicandosi verso l'Olimpo.
Non soffermandomi a parlare di Tromso, in quanto vi abbiamo già tediato abbastanza, richiamerò la vostra attenzione sulla nostra ultima esperienza dolomitica cercando di farvi capire perchè non la scorderò fino all'ultimo dei miei giorni.
I motivi sono tre.
Innanzitutto il gruppo.
Sette runners: Clodrunner, io, l'alieno, la punta di diamante e altri tre amici pazzi come noi. Anzi di più. Ce n'era per tutti i gusti, da quello attento ad ogni dettaglio, fino a quello (anzi quelli!)  addirittura senza scarpe da trail e pronti a correre la gara in infradito.
In secondo luogo il contesto.
Dormire in tenda in preda ad una smisurata ilarità, vedere dei veri skyrunners al briefing il giorno prima della gara (e poi superarli il giorno dopo sulle montagne) e mangiare come dei pazzi al pranzo offerto dall'organizzazione la domenica pomeriggio.
In terzo luogo la gara.
Il percorso, il clima e le dolomiti.
Proprio quest'ultimo è il punto saliente della vicenda.
La Dolomites - che tra l'altro è una gara ufficiale del campionato del mondo di skyrunning - doveva partire dal centro di Canazei (mt 1450), salire al passo Pordoi (mt 2239), salire sulla forcella Pordoi (mt 2829), arrivare in cima al Piz Boè (mt 3152) e poi scendere di nuovo fino a Canazei.
Ma non bisogna mai fare i conti senza l'oste e, infatti, dalla notte di sabato ha iniziato a nevicare in quota e a piovere in valle. All'inizio eravamo tentati di tornare a Verona a prenderci gli sci, poi abbiamo pensato di rimanere lì e correre lo stesso.
L'organizzazione però è stata costretta a modificare il percorso proprio poco prima della partenza. Troppo pericoloso salire fino in cima al mondo con quel tempaccio.
Gli skyrunners però sono una razza tutta particolare e avrebbero venduto madre, padre, moglie e figli al mercato nero di Caracas pur di fare il tragitto originario. Anche a costo di metterci venti minuti per fare un km con la neve fino al ginocchio.
Ma la sicurezza va prima di tutto.
Dicono.
Quindi ci siamo accontentati di fare un bel saliscendi comprensivio di ben due passi dolomitici (!). Il passo Pordoi e il passo Sella.
Tra discese in fiumi di fango, nevicate trasversali e salite di circa il 18%-20% ci siamo proprio passati una domenica mattina di ordinaria follia.
Vorrei rendere meglio l'idea delle condizioni del tracciato, eccovi un paio di foto:







Su due cose siamo stati tutti d'accordo: gara bellissima e meno male che non siamo arrivati a 3000mt, sarebbe stata davvero dura, molto più del previsto.
Ma quel che conta è che l'anno prossimo ci proveremo di nuovo, questo è sicuro!

martedì 26 luglio 2011

Il video di un'impresa!


Nulla da dire.
Solamente da guardare.
Una vera faticaccia, ma la pelle l'abbiamo portata a casa!

lunedì 25 luglio 2011

Siamo ufficialmente skyrunners

Un post veloce, il resoconto della gara (Dolomites Skyrace 2011), lo faremo non appena riacquisteremo l'uso di arti superiori e inferiori (si, a volte scriviamo con i piedi).
Quasi tre anni fa clodrunner ed io iniziavamo a sproloquiare su queste pagine forti di un'esperienza podistica di circa 5km annuali.
Ieri abbiamo terminato con grande - anzi grandissimo - onore la suddetta gara, diventando ufficialmente skyrunners. Dico ufficialmente perchè la Dolomites Skyrace è una gara valida per il campionato del mondo di skyrunning. Nientepopodimeno!!
Noi stessi in primis siamo stupiti ed euforici. Pensare dove - e soprattutto come - eravamo qualche anno fa e dove siamo ora ci riempie di gioia.
Siamo proprio orgoglioni.
E ora, dopo che ci siamo autoproclamati campioni, torniamo a leccarci le ferite.


venerdì 22 luglio 2011

Ricicliamo le scarpe!

Fin dai nostri primi passi nel mondo della corsa ci è stato insegnato che un paio di scarpe deve avere una vita massima di 700km circa (certi poi dicono 800km, altri 600km, ma il succo non cambia), dopodichè diventano delle pantofole.
Si deformano, si bucano in punta e, soprattutto, perdono la loro ammortizzazione.


Quest'ultimo è proprio il motivo che deve costringere il runner a buttare le scarpe vecchie e comprarne di nuove. Fare l'errore di continuare a macinare km con scarpe distrutte vi porterà dritti all'inferno.
Le vostre articolazioni si spappoleranno, vi piegherete su voi stessi e sarete costretti a sostituire i preziosissimi arti inferiori con qualche succedaneo meccanico o gommoso per poter gareggiare ancora.
La seguente, dunque, sarà l'ultima soluzione percorribile.


Il problema che si pone per chi corre anche solo 50-60 km a settimana è l'accumularsi di scarpe rotte nello sgabuzzino, sotto il letto, nel bidet e nel forno.
Insomma non si sa più dove metterle.
Buttarle via pare sempre un peccato, magari non sono distrutte, ma sono semplicemente "scariche".
Quindi se non volete regalarle alla vostra fidanzata e non volete contribuire all'inquinamento smisurato del nostro pianeta, la soluzione è: www.esosport.it.
Qui si occupano di riciclo scarpe.
Troverete una serie di punti vendita in tutta Italia ove portare le fedeli compagne di allenamento per dare loro l'ultimo saluto.
Compreso nel servizio verranno sparati alcuni colpi di fucile e vi verrà consegnata la linguetta della scarpa destra in una teca di cristallo.
Mi raccomando: riciclate, riciclate e riciclate!

mercoledì 20 luglio 2011

Mr. Bowerman

Non so quanti dei nostri lettori possano essere curiosi come il sottoscritto ma dopo circa 2 anni ho voluto vederci chiaro su uno dei quesiti al quale, per pigrizia, non ho mai voluto cercare risposta.
Le mie penultime scarpe da corsa sono state delle Nike Air Pegasus. Nonostante i molti chilometri percorsi e il buco sulla punta di una delle due instancabili amiche, sono ancora li. C'è sempre stato un quesito che ogni qualvolta le guardo mi risuona nella testa: "Chi ca..o è Bowerman?". Sulla suola, all'interno della scarpa, si nota un'immagine con il profilo di un uomo con un cappello e una scritta "Bowerman Series". La stessa scritta e lo stesso logo li ho rivisti altre volte, in altre scarpe, in vari negozi.
Dopo molto tempo finalmente ho trovato una risposta. Infatti Bill Bowerman "è stato un allenatore di atletica leggera e imprenditore statunitense, e fu inoltre co-fondatore della Nike" (fonte wikipedia). Il nostro amico Bill ha allenato vari atleti tra cui il famoso Steve Prefontaine, morto in un incidente d'auto a soli 24 anni e soggetto del film "Without Limits".
Bill Bowerman fondò la Nike con Philip Knight (studente di economia) nel '67 per importare scarpe dal Giappone. Le scarpe che importavano erano create dalla Onitsuka Tiger che ora chiamiamo tutti Asics. Dopo pochi anni, però, il vecchio Bill si è dedicato alla sperimentazione: è rimasto famoso nell'aver rovinato il waffle-iron della moglie (la macchina per fare la cialda bucherellata detta anche gauffre) nel tentativo di rendere più leggere le suole. Se ci pensate le suole delle Nike sono tuttora così!
Nel frattempo Mr Bowerman, in 24 anni di onorato servizio come allenatore alla Oregon University, è riuscito a vincere i campionati 23 volte e ad ottenere 4 titoli NCAA.
Ora che ho trovato risposta ad uno dei quesiti più importanti della mia vita posso andare avanti e comprarmi un nuovo paio di Pegasus "Bowerman Series".

P.S. del correttore di bozze: NO ALLE VESCICHE MADE IN NIKE, si a Valsoia.

martedì 19 luglio 2011

Cartolina da Stoccolma


Non appagato dalla voglia di nord dopo la gita folkloristica di Tromso, mi sono nuovamente recato in terra scandinava per un assaggio di vacanze: Stoccolma.
La bella Stockholm sorge su isole e penisole collegate da ponti e divise dal mare del nord e dal lago Malarem. La location fa subito capire come dev'essere stata dura la vita su terre e mari tanto inospitali prima dell'avvento dell'era industriale. Questo in effetti è il quadro che gli stessi svedesi disegnano con orgoglio raccontando della conquista di un tenore di vita mediamente agiato ottenuta nel novecento. La popolazione è passata in pochi anni da uno stato di conclamata miseria all'avanguardia mondiale dello stato sociale.
La stessa architettura della città è stata totalmente ridisegnata nell'ultimo secolo, con la radicale eliminazione della sporcizia e carenza igienica che contraddistingueva alcuni borghi. In certi casi si è fatto un vero e proprio re-boot con quartieri rasi al suolo e ricostruiti da zero.
La conquista di un diffuso benessere ha fatto nascere negli svedesi un autentico culto per l'estetica nella cura della persona (moda), degli oggetti (design) e dell'architettura pubblica. Lo svedese vuole essere fashion, desidera che la propria casa abbia stile, anela a mostrare al mondo una Stockholm splendidamente brillante. Non per vanità, ma per la razionale consapevolezza che questi aspetti sono indice di un buon livello di benessere o, meno economicamente, di qualità della vita. Non per niente tutto ciò si accompagna ad un sentito e diffuso impegno su tematiche ambientali.
Al podista italiano in vacanza non resta che la soddisfazione di correre sugli ampi marciapiedi, sulle riva del lago Malarem, del Baltico e nel meraviglioso parco cittadino nel Djurgarden, gustandosi l'incredibile pace di una città di quasi due milioni di abitanti.

giovedì 14 luglio 2011

Dean Karnazes

Il nostro amico alieno ha portato alla mia attenzione questo personaggio: Dean Karnazes.


Molti di voi probabilmente già lo conosceranno.
Io ne avevo sentito parlare, ma poi ieri sera ho fatto una ricerca un po' più approfondita e ho scoperto che è un pazzo.
Pazzo scatenato.
Preciso subito che è diventato famoso nel 2006 quando, da buon yankee, ha deciso di correre 50 maratone, in 50 stati, in 50 giorni consecutivi.
Chiusura in gloria con la Maratona di New York!
L'anno prima, probabilmente per allenamento, aveva semplicemente corso 560 km - ininterrotamente - in circa 81 ore.
Ma non è solo ammirato da ragazzine urlanti, che si stracciano i reggipetti al suo passare, infatti è anche criticato. Non è un vero runner dicono i vecchi saggi. Non ha un fisico da runner (troppo grosso e pompato) e porta a termine le maratone in tempi "comuni" (oltre le 3 ore). Insomma, un personaggio controverso.
Corre per beneficienza però, non per bisnès, come direbbe il buon Don Corleone. E questo è sicuramente un punto a suo favore.
Comunque secondo me è semplicemente un pazzo scatenato.
L'alieno mi presterà il libro scritto da mister 50 maratone, intitolato Ultramarathon Man: Confessions of an All-Night Runner.
Sarà mia cura recensirlo, se non mi sentite più ho cominciato a corre come Dean Gump, o Forrest Karnazes che dir si voglia.

lunedì 11 luglio 2011

E poi fu Lessinia

Il nostro tentativo di diventare superuomini prosegue.
Tra due settimane ci aspetta la Dolomites Skyrace 2011, poi, qualora sopravvivessimo, entreremo a Fiume.
Senza gambe e a bordo di tante belle carrozzine colorate.
Sabato clodrunner ed io abbiamo portato a termine 15 km sui Monti Lessini. Partenza dal rifugio Bocca di Selva in direzione Podesteria e San Giorgio.
Non "un'arrampicata" come le altre volte, ma un saliscendi molto allenante ed anche molto bello.
Siamo infatti partiti quando gli escursionisti della domenica erano ancora a letto e, quindi, sulla nostra strada abbiamo trovato poche persone e tante mucche.
Davvero rilassante.
L'apoteosi è stata raggiunta con un ghiacciolo a petto nudo (clodrunner ovviamente si è tolto anche pantaloncini e mutande come da sua abitudine) prima di tornare nella calura cittadina.
Totale: 15 km e circa 700-800 mt di dislivello positivo.
Avanti così!

venerdì 8 luglio 2011

La notte porta consiglio ai trail runners


Ieri sera al gran completo armati solo di La Sportiva, CamelBack e frontalino ci siamo lanciati alla conquista della cima del Monte Baldo.
Versante Lago di Garda da Prada al rifugio I fiori del Baldo.
Memori delle esperienze dello scorso anno in cui di notte non siamo riusciti a trovare il sentiero e siamo stati costretti a salire lungo i prati e i boschi con un aumento della fatica circa del 300%, stavolta ci siamo armati di piantina decisi a non perdere di vista il sentiero n. 655.
Perfetto.
Anzi no.
Dopo 2 km lungo detta via, causa buio, nebbia e inettitudine ci siamo nuovamente persi.
Persi per modo di dire in quanto quando sai che devi arrivare on the top basta andare continuamente in su. Sempre dritti.
Faticosamente semplice.
Prima o poi la montagna finirà.
Arrivati al rifugio e trovatolo chiuso, ci siamo girati e abbiamo affrontato la parte più divertente: la discesa a rotta di collo.
Prato prima e sentiero poi.
Le gambe andavano che era un piacere, km percorsi sono stati 10 e il dislivello positivo di circa 900 metri.
Tres bien. A la Bastille!
Tra lepri, rospi giganti e un piccolo cerbiatto siamo tornati alla macchina per concludere la nostra serata a suon di aranciata amara e chinotto.
La montagna, ancora una volta, è nostra!

lunedì 4 luglio 2011

Dalla cintola in su


La riflessione della giornata riguarda cosa succede a quell'abominevole macchina umana costruita dall'Altissimo per racchiudere la nostra debole anima.
In particolar modo mi riferisco, come da titolo, ai muscoli addominali, lombari ed a quelli che compongono gli arti superiori.
Sono stato spinto a questi intesi pensieri per il semplice motivo che, dopo ormai tre anni di incessanti, rigidi e interminabili allenamenti, la parte superiore del mio corpo sta sparendo.
Si sta annichilendo e presto imploderà.
Ovviamente non è vero che gli allenamenti cui ci sottoponiamo sono così duri, in quanto, come avrete capito, non siamo i migliori nelle maratone, lì ce la caviamo, stiamo nel mazzo, ma sul trasgredire le tabelle di allenamento che noi stessi abbiamo stilato siamo i migliori.
Non ci batte nessuno.
Nonostante, però, queste singhiozzanti sedute settimanali, la corsa ci sta prosciugando.
Attenzione: ho detto dalla cintura in su, le due gambe principali sono di marmo - grazie anche allo sci e alla bicicletta - e la terza non ha subito gravi ripercussioni.
Fa' il suo dovere.
Siamo veneti e ce l'abbiamo duro (n.d.r. esclamazione liberalmente parafrasata da uno dei motti usati dal più noto filosofo e pensatore che lo stivale italico abbia mai conosciuto).
Come detto, a fronte di una marmorea situazione inferiore, addominali e braccia, invece, sono in lento declino e, dopo anni di splendore, probabilmente faranno la stessa fine di Robespierre.
Galvanizzato dopo due uscite della scorsa settimana con l'alieno, colui che dedica allo sport circa 26-27 ore della propria giornata, ho quindi deciso di uscire da questa situazione di ignavia cercando di tirare fuori la testa dalla sabbia.
Non sono uno struzzo.
Credo.
La soluzione al problema - ma , badate bene, non il risultato finale - è semplice ed è li consiglio che mi sento di dare a tutti i podisti che ci leggono: esercizio fisico e piscina.
Mi spiego.
La sera mettetevi in perizoma nella vostra stanzetta, spalmatevi tutto il corpo di grasso di foca e iniziate con le serie di flessioni ed addominali. Non fermatevi mai. Quando siete stanchi dormite per terra e ogni volta che vi svegliate fate cinquanta flessioni.
Così tutti i giorni fino a che i canguri faranno le uova.
Oltre a questo che è fondamentale - io stesso infatti faccio circa cento flessioni ogni semestre -  andate in piscina nei giorni in cui non correte e, con il perizoma di cui sopra, fate un bel po' di vasche.
Non c'è altra soluzione.
Io ho deciso che andrò in piscina, intanto una-due volte a settimana, poi si vedrà.
Probabilmente affogherò. O probabilmente non ci andrò mai.
Ma, forse, in realtà sto solo parlando di triathlon..
Pace e bene.

venerdì 1 luglio 2011

Una maratona in cima al mondo

Di ritorno dalla più che positiva esperienza norvegese, buttiamo giù le nostre impressioni "di pancia", relative ad una terra che chiunque dovrebbe vedere almeno una volta nella vita.


Clodrunner
Heia Heia Heia!
La maratona più a nord del mondo non ha deluso le aspettative. Panorami fantastici ed un pubblico infervorato hanno fatto da cornice ad una gara dal percorso piuttosto impegnativo, perché pieno di saliscendi.
Heia è l'urlo di battaglia che i norvegesi dalle loro case indirizzavano instancabilmente a tutti, dico tutti i concorrenti! Non ricordo quanti Hi-five ho dato hai bambini che me lo chiedevano: uno ha anche finto di cadere dalla scarpata colpito dalla forza del mio cinque alto!
L'atmosfera era rilassata e festosa, probabilmente perché la Midnight Sun Marathon è un vero e proprio evento per i cittadini di Tromsø, che vedono le strade invase da turisti stranieri come non accade in nessun altro momento dell'anno. Solo questo merita il viaggio.
Quanto alla gara: sono partito benino, in linea per arrivare intorno alle 3h15, ma dopo la mezza maratona ho cominciato a sentire le gambe stanche e a rallentare il ritmo. Il tracollo è arrivato al trentesimo, quando il freddo e mezza banana mangiata al ventesimo hanno messo sottosopra il mio intestino per farmi deviare inevitabilmente nel primo bosco a lato strada (e fortuna che mi trovavo in mezzo alla natura). Dopo quello scherzetto mi sono piantato, non per crisi energetica, ma per il rischio crampi che avvertivo appena cercavo la spinta per allungare la falcata. Risultato finale 3 ore e 26, un po' deludente, ma avevo troppe aspettative vista la durezza del percorso e l'allenamento sconclusionato degli ultimi mesi.
Io credevo che Tromsø fosse un paese sperduto nel nulla, in realtà è una cittadina che mi è parsa allegra e piena di giovani. All'ufficio turistico ci hanno anche fatto notare che sulle montagne circostanti si fa sci alpinismo, chissà che non diventi la meta di altre sortite!

Bia
Che dire?
Impressionante, affascinante, stancante.
Questo mi rimane di Tromsø, un nugolo di sensazioni contrastanti tra loro che hanno reso questa esperienza unica ed indimenticabile.
La gara è stata davvero bella, molti giovani e una grande partecipazione di pubblico nonostante fossimo a mezzanotte in una cittadina di circa 70.000 anime (Milano e Verona, imparate!). Fino al km 26 son andato via liscio sui 4'50"/km quasi sorpreso per la mia tenuta fisica forgiata grazie a qualche uscita di trail running. Gli altri 16 km, diversamente, sono stati una vera e propria agonia: tra le energie che stavano finendo, le salitine che non terminavano e un mal de la tripa che mi straziava le budella credevo di non farcela. Grazie alla compagnia di Max, invece, sono arrivato in fondo, tagliando con lui il traguardo in contemporanea, in un bellissimo stile parata militare provato più e più volte in allenamento (n.d.r. per conferma cercare le foto dei concorrenti 388 e 389 sul sito ufficiale!).
Il sole perenne e l'assenza di tramonto hanno contribuito a rendere ancor più alienante la gara, terminata verso mezzanotte in mezzo a due ali di folla deliranti.
Deliranti perchè sbronzi ovviamente.
Non deliranti per i runners.
O forse deliranti per i runners sbronzi. Visto il quantitavo di birre ingerite quotidianamente dai Norvegesi, mi gioco un rene che qualcuno ha corso con un tasso alcolemico oltre i limiti dell'umana comprensione.
Correre a capofitto con le ultime energie rimaste per assistere all'arrivo del General, nostra luce, è stata poi la ciliegina sulla torta.
Metteteci poi una padrona di casa matta come un cavallo, un appartamento in costruzione dove se ci si azzardava ad andare in terrazzo si precipitava nel vuoto, zero ore di sonno causa luce perenne e assenza di tende e tapparelle, qualche gara di peti condita da ottime birrette Mack e il gioco è fatto.
God natt a tutti!

MaxKappa
Non vorrei peccare di sovra-eccitazione ma l'esperienza Tromsø, una volta digerita, si posiziona al numero uno della mia personale classifica delle gite a sfondo "maratoniano" fatte fino ad ora.
Dalla partenza da casa, fino al ritorno, difficilmente trovo un aspetto negativo della breve, ma intensa vacanza norvegese.
Il paesaggio che ci si è presentato all'uscita dall'aereo è ancora impresso nei miei ricordi e difficilmente potrei trovare un aggettivo per descriverlo degnamente. Incredibile: 360° di montagne innevate che piombavano in  acque fredde, calme e scure.
Arrivando al dunque, la gara è stata fantastica e, nonostante i miei soliti problemi di utilizzo del servizio igienico durante la fase pre-gara, tutto è filato liscio. Al passaggio dei 21km mi sentivo bene e ho rallentato di soli 15 sec al km nella seconda parte del percorso. Il mitico Lorenzo è stato con me fino al 30esimo ed il Bia (per lo più mi accorgevo di lui grazie agli strani rumori che emetteva) per il restante tratto. Nuovo record: 3 ore 39 min e 58 sec.
Credo di far bene a consigliare, a tutti coloro che ne avranno la possibilità, di partecipare alla Maratona di Tromsø e godere così di un luogo unico, delle notti insonni illuminate a giorno e delle incredibili bellezze (chi ha orecchie per intendere intenda) che l'isola ha da offrire.
Belli tutti.

General toupet
(Legion d'Onore per la missione in Burkina Faso nel 1992; medaglia al merito per la vittoria nella battaglia di Ibiza contro le truppe del generale Ferrari).
Ebbene si.
Anche quest'ultima impresa è stata portata a termine con successo. Assieme ai miei seguaci, nonchè ex commilitoni nell'esercito francese, ho partecipato alla maratona in notturna nella ridente cittadina più volte nominata.
Lo spettacolo era davvero degno di nota, correre di sera ma con il sole ancora alto è una sensazione davvero unica e questo ci ha fatto dimenticare anche le pecche dell'organizzazione che a mio avviso è stata abbastanza lacunosa. La gara è stata dura, dato che il percorso era abbastanza tortuoso con continui saliscendi, ma comunque dopo 4h26min di fatica, e dopo essermi fermato più volte durante il percorso a firmare autografi e a guardare un pò di culi delle giovincelle nordiche, sono giunto al traguardo dove ad attendermi c'erano una decina di ragazze in topless che gridavano il mio nome.
Vi lascio immaginare come ho trascorso il dopo gara.