martedì 23 luglio 2013

Ancora Dolomites Skyrace

Dopo l'assenza dello scorso anno sono tornato alla Dolomites Skyrace insieme al Bia, che invece non ha saltato un'edizione.
Nel 2011 avevamo corso letteralmente sotto la neve e su percorso ridotto, perché non c'erano le condizioni per affrontare la forcella Pordoi e tantomeno il Piz Boè. Quindi quest'anno l'aspettativa era alle stelle. La settimana scorsa controllavo ossessivamente le previsioni del tempo e gli aggiornamenti degli organizzatori su facebook.
Al briefing di presentazione del sabato erano presenti concorrenti di ogni parte del mondo e dal volto scavato, pertanto io e Bia abbiamo cominciato a provare il classico mal di pancia d'ansia, immaginando le batoste che avremmo dovuto subire il giorno dopo da parte di agguerriti stranieri. Nonostante abbiamo ormai una certa esperienza alle spalle, ci siamo sentiti come dei novellini al primo tentativo. Ci siamo rincuorati mangiando una pizza gigante (veramente) alla mitologica Salin di Pera di Fassa.
In gara, comunque, abbiamo mostrato i denti e siamo rimasti nel mazzo (avanzato ma non troppo), come sempre!
La fortuna ci ha regalato una giornata splendida oltre a divertentissimi e suggestivi passaggi innevati in cima al gruppo del Sella.
Alla forcella Pordoi si transitava in un autentico tunnel scavato nella neve: qui sotto la vincitrice Emelie Forsberg mentre lo attraversa, fresca come una rosa dopo 1.500 metri di dislivello positivo.

Poi ancora neve nel falsopiano che porta alle pendici della piramide del Piz Boè e tanta tanta neve in discesa: culo per terra e strategia slittino!
Da menzionare il fatto che, come dei veri campioni, abbiamo avuto i nostri tifosi sul percorso: la punta di diamante ci aspettava sulla scalata al Piz Boè per incitarci, fotografare i nostri volti distrutti e ovviamente studiare Kilian Jornet Burgada che l'anno prossimo asfalterà senza allenarsi.
E' una gara dura e intensa, ma incredibilmente emozionante per la bellezza dei luoghi e l'unicità del percorso.
Avrò guardato dieci volte gli highlights della gara, sarà che Jornet Burgada e De Gasperi hanno condotto una gara epica, ma mi viene la pelle d'oca...


lunedì 8 luglio 2013

Cara vecchia Lessinia

Nei giorni scorsi ho rotto le balle per andare a correre in Lessina (fuori Verona a circa 1000 mt slm).

Sono andato con Clod e la scelta non poteva essere più vincente di così. Scarpe da trail, 22 gradi e aria fresca.
Abbiamo corso 18km davvero senza neanche accorgercene. Andata e ritorno da San Giorgio fin oltre Podesteria.


Il percorso è davvero molto allenante in quanto ci sono delle salite brevi e poco pendenti, ma che tengono le gambe impegnate. Il su e giù vale molto di più che una corsetta in pianura. E' come fare ripetute a volontà.
Con l'occasione di questo post vorrei promuovere Birra Lessinia, un'iniziativa giovane di ragazzi amanti del territorio.


lunedì 1 luglio 2013

100 km del Sahara 2013 - 4° tappa

Eccoci al gran finale.
La tappa di chiusura ci viene preannunciata come la più completa in termini di tipologia di fondo. Ci troveremo ad affrontare un suolo semi compatto, una sabbia desertica come quella incontrata nella prima tappa ed un tratto di bagnasciuga in riva all'oceano.
Alla partenza l'euforia è alle stelle anche se, per quello che mi riguarda, la stanchezza si fa sempre più sentire sulle gambe. Il gonfiabile dello start è a brevissima distanza dal nostro hotel e così, dopo il rito del riempimento camelback, ci posizioniamo diligentemente sulla linea di partenza sulle note delle solite improbabili canzoni trionfalistiche.
La competitività è ormai altissima. Ho già addocchiato due o tre personaggi che non dovranno assolutamente arrivare prima di me e la voglia di non sfigurare mi fa venir voglia di partire fortissimo. A pochi minuti dal via capisco, dall'immancabile introduzione alla tappa di Adriano, che questi 21km risucchieranno tutte le mie energie residue.
Scambio due battute con il Bia ed il suo solito stato di sovra-eccitazione mi fa venire la ridarola.
Pistolata e si parte.
Mi sento bene e dopo poco mi ritrovo a superare una decina di partecipanti ma perdo quasi subito di vista la lepre Bia.
Al decimo chilometro i miei piedi entrano in contatto con il primo tratto di sabbia desertica e la fatica prende il sopravvento. E' tutto un saliscendi e le precedenti tappe non mi hanno lasciato molto carburante da utilizzare. Comincio a tratti a camminare e vengo raggiunto più volte da concorrenti che avevo distaccato nelle tappe precedenti. Il percorso passa anche da alcuni villaggi, che mi aiutano a non pensare alla fatica e, con i soliti saluti e battiti di mani, mi danno forza per ripartire.
Ad un certo punto, una visione mi appare all'orizzonte: una spiaggia vuota con un ampissimo bagnasciuga. Parto come un razzo e riprendo due o tre posizioni a 4.30min/km.
Non mi era mai capitato di correre su un simile fondo e l'esperienza è stata davvero entusiasmante.
Mi sento come in pista e vado come un razzo.
L'euforia però svanisce quasi subito: dopo quasi un chilometro il bagnasciuga termina bruscamente e si risale sulla sabbia della spiaggia.
Alzo gli occhi e vedo davanti a me una salita titanica.
Arranco, non ce la faccio più, ma in lontananza vedo il Bia (se ricordo bene era nudo) con una bottiglia d'acqua in mano che mi viene incontro urlando cose incomprensibili.
Bevo un sorso e capisco quello che sta farneticando: il traguardo è a poche centinaia di metri!
Non mi sembra vero. Capisco di aver raggiunto la fine.
Con altri 3 corridori/cadaveri stendiamo al vento una bandiera italiana e passiamo sotto il traguardo tra gli applausi di chi è arrivato prima di noi.
Non mi reggo in piedi, le spalle mi bruciano e la testa mi pulsa.
In me sento un misto di felicità e tristezza. Felicità per aver finito di soffrire ed aver portato a termine una gara lunghissima, ma profonda tristezza per aver concluso una dell'esperienze più belle della mia vita.


Ora si tratta solo di trovare una nuova impresa da portare a termine!