lunedì 15 giugno 2009

The day after tomorrow


Intervallare il racconto delle nostre imprese è giusto per non appesantire troppo la lettura, ma non dimentichiamo mai l'elemento cardine del blog: gli eroi, le imprese, la gloria eterna.
La maratona è compiuta, dopo aver tagliato il traguardo siamo, ovviamente, rimasti d'accordo che ci si sarebbe trovati diretti in stanza, e se qualcuno non fosse riuscito a "passare sotto l'arrivo", causa decesso prematuro, le esequie sarebbero state adeguate all'impresa, quindi funerale di Stato con tutti annessi e connessi in sequenza: morte, rimpatrio su un concorde, mamma che piange, amici che si tatuano il nome in lettere gotiche sull'avambraccio, Presidente della Repubblica che rende onore, Ratzinger che celebra la messa ed infine sbronza clamorosa modello "The Snatch" per gli amici.
Non è andata così però. Siamo sopravvissuti. Storpi ma siamo sopravvissuti.
Subito dopo l'arrivo, ritiro la medaglia, recupero in qualche modo dei liquidi da bere ed arraffo una baguette intera regalatami da una signora, genitilissima, anche queste piccole cose rendono magica l'atomosfera della maratona. Fatto ciò mi siedo sul bordo del marciapiede per rifocillarmi. Di fianco a me si accomodano, anche se sarebbe meglio dire accasciano, due ragazzi; sorrisi di convenienza, pacche sulle spalle reciproche e, dopo poco, uno di loro fa per alzarsi: tentativo uno fallito, le gambe non funzionano più. Ci riprova: tentativo due fallito anch'esso. Ci alziamo io e il suo amico (rigorosamente ridendo come dei matti) e lo issiamo a forza. Braccio intorno al collo del suo compare e si sono persi nella folla. Drammi su drammi.
Io vado in cerca della fermata della metro e dal nulla con un'espressione di dolore-stanchezza-gioia vedo due del "gruppo eroi", li raggiungo, ci abbracciamo, spezzo il pane e dividiamo l'acqua e ogni quant'altro siamo riusci ad arraffare. Non riusciamo più a camminare e la fermata della metro è lontana anni luce, per non parlare dell'hotel: bello, carino, prezzo modico, ma era lontanissimo, non arrivava più, mi sembrava di essere un lebbroso durante il suo lento e composto pellegrinaggio verso Lourdes.
Arriviamo in albergo e la fasi sono queste:
1. foto di rito (stando in piedi a fatica);
2. sms "ciao mamma sono vivo, ci vediamo domani sera, prepara la pasta che ho già fame";
3. nudità;
4. tentativo di pipì 1: fallito. Niente più liquidi in corpo;
5. doccia;
6. tentativo di pipì 2: fallito. Ci siamo ufficialmete essiccati;
7. mutande + letto;
8. arnica (pomata MIRACOLOSA) per alleviare i dolori. Ne avrò usato un tubetto intero;
9. dove cazzo sono gli altri due? Bisogna chiamare il concorde e prenotare la chiesa per il funerale;
10. no sono vivi, arrivano in hotel; si scopre che uno di loro si era infilato in una tenda del soccorso medico fingendosi gravemente infortunato al fine di scroccare un massaggio;
11. il riposo dell'eroe.
Svegliati dopo un paio di ore la fame era a livelli di guardia, se non mangiavamo entro breve stramazzavamo al suolo. Dopo mesi di dura, durissima (non è vero) dieta ci meritavamo di mangiare schifezze allo stato puro. E kebab enorme sia. Abbiamo mangiato come il bue, l'asinello e tutti i partecipanti del presepe tradizionale messi assieme ed abbiamo più fame di prima.
Cosa c'è di meglio ora da fare che bere birra ad oltranza? Nulla. E così sia. Ne beviamo 3/4 a testa e siamo sbronzi, fantastico.
Ci nutriamo ancora e poi dritti come dei missili in branda senza sapere cosa ci aspettava il giorno dopo. Il compito dell'eroe non è ancora concluso.
Ci svegliamo l'indomani il più tardi possibile, l'aereo è nel tardo pomeriggio, un bel giro turistico è quello che ci vuole. Quando mai.
La difficoltà nel fare le scale della metro e nel camminare è a dir poco evidente, zoppichiamo e ci trasciniamo, le risate si sprecano, sembriamo degli idioti. La cosa più bella succede aggirandoci proprio per le suggestive vie parigine: spesso troviamo persone zoppicanti come noi se non peggio e che fanno stretching ad ogni angolo. Ora le risate sono incontrollabili. Davvero lacrime agli occhi.
Uno di noi si ferma al bar, non ce la fa proprio più, ma noi non ci guardiamo indietro, chi si ferma è perduto. Ultimi giri nell'opulenza di Place Vendome, guardiamo vetrine stracolme di oggetti che non potremmo mai permetterci e, nel frattempo, giunge l'ora della partenza.
Si va a casa, torniamo con un'esperienza fantastica, andata oltre ogni più rosea aspettativa. Nulla d'ora in poi potrà fermare gli eroi, il mondo delle imprese si apre davanti a noi, il prossimo obiettivo potrebbe essere, senza difficoltà, la conquista di Cartagine, Annibale tremerebbe solo a sentire pronuciare il nostro nome.
Piedi gonfi dal dolore, cuore gonfio dall'ogoglio.
E' quasi l'una, siamo in Italia, tra 7 ore si va a lavorare.
Bentornati alla vita reale.

Nessun commento:

Posta un commento