Ieri ennesimo capitolo dei lunghissimi domenicali. 30 km di deliranza.
Già correre 30.000 metri lungo le solite strade veronesi è alienante, correre poi da soli ti fa seriamente valutare l'ipotesi di farla finita.
Tutti da soli per vari motivi, ma anche se fossimo partiti insieme dopo pochi km si sarebbe corso in solitaria visti i differenti ritmi.
Io sono andato verso le 15.30, prima volta che vado a correre di domenica pomeriggio.
Non lo farò mai più.
Innanzitutto non riuscivo ad alzarmi dal divano, ci è voluta tutta la buona volontà che ho messo da parte in 20 anni di studi (e ne ho messa da parte davvero tanta...), in secondo luogo son rimasto stupito dalla diversità della fauna che si aggira la domenica pomeriggio rispetto alla domenica mattina.
Di solito, infatti, vado di mattina, c'è gente che corre, che va in bici, che passeggia, ma diciamo cha hanno tutti un andazzo sportivo o semi-sportivo, il pomeriggio è il contrario, c'è la classica rilassatezza da fine settimana che sta per finire, il che non sarebbe un problema, ma lo diventa quando uno sta facendo 30 km e non vede l'ora di tornare a casa.
Sostanzialmente c'è un'invasione mai vista di cani e bambini, che fa anche molta allegria, ma che ti fa sentire Alberto Tomba. Slalom continui, bambini che spuntano dai tombini e ti afferrano le caviglie, genitori che urlano ai bambini qualunque cosa, carrozzine che vengono lanciate per perdita di pazienza, mamme che piangono perchè le carrozzine sono state lanciate, cani che mordono i bambini, bambini che mordono i cani e chi più ne ha più ne metta.
All'andata c'era il sole, si stava bene, avevo un sorriso per tutti, salutavo i bambini e accarezzavo i cani, sembravo San Francasco d'Assisi. Al ritorno ero stanco morto, c'era buio, ne avevo fin sopra i capelli di correre, sgambettavo i bambini e lanciavo petardi addosso ai cani, sembravo Hitler.
All'andata sembra che tutti ti sorridano e ricambi il sorriso, al ritorno sembra che tutti ti guardino storto e vorresti dirgli: "cazzo vuoi panzone?".
Di runner non se ne incontrano tanti di domenica pomeriggio e quelli che vedi hanno la tua stessa faccia, una faccia contrita che recita: "mai più di pomeriggio, mai più lo giuro. Vi prego uccidetemi, non ce la faccio più".
La tragedia arriva al suo apice al momento della dimenticanza delle chiavi di casa, lì vorresti tornare indietro, cercare tutti i bambini e tutti i cani che hai incrociato durante il tragitto e semplicemente gettarli nel fiume come una sorta di rito sacrificale.
La corsa porta serenità.
Già correre 30.000 metri lungo le solite strade veronesi è alienante, correre poi da soli ti fa seriamente valutare l'ipotesi di farla finita.
Tutti da soli per vari motivi, ma anche se fossimo partiti insieme dopo pochi km si sarebbe corso in solitaria visti i differenti ritmi.
Io sono andato verso le 15.30, prima volta che vado a correre di domenica pomeriggio.
Non lo farò mai più.
Innanzitutto non riuscivo ad alzarmi dal divano, ci è voluta tutta la buona volontà che ho messo da parte in 20 anni di studi (e ne ho messa da parte davvero tanta...), in secondo luogo son rimasto stupito dalla diversità della fauna che si aggira la domenica pomeriggio rispetto alla domenica mattina.
Di solito, infatti, vado di mattina, c'è gente che corre, che va in bici, che passeggia, ma diciamo cha hanno tutti un andazzo sportivo o semi-sportivo, il pomeriggio è il contrario, c'è la classica rilassatezza da fine settimana che sta per finire, il che non sarebbe un problema, ma lo diventa quando uno sta facendo 30 km e non vede l'ora di tornare a casa.
Sostanzialmente c'è un'invasione mai vista di cani e bambini, che fa anche molta allegria, ma che ti fa sentire Alberto Tomba. Slalom continui, bambini che spuntano dai tombini e ti afferrano le caviglie, genitori che urlano ai bambini qualunque cosa, carrozzine che vengono lanciate per perdita di pazienza, mamme che piangono perchè le carrozzine sono state lanciate, cani che mordono i bambini, bambini che mordono i cani e chi più ne ha più ne metta.
All'andata c'era il sole, si stava bene, avevo un sorriso per tutti, salutavo i bambini e accarezzavo i cani, sembravo San Francasco d'Assisi. Al ritorno ero stanco morto, c'era buio, ne avevo fin sopra i capelli di correre, sgambettavo i bambini e lanciavo petardi addosso ai cani, sembravo Hitler.
All'andata sembra che tutti ti sorridano e ricambi il sorriso, al ritorno sembra che tutti ti guardino storto e vorresti dirgli: "cazzo vuoi panzone?".
Di runner non se ne incontrano tanti di domenica pomeriggio e quelli che vedi hanno la tua stessa faccia, una faccia contrita che recita: "mai più di pomeriggio, mai più lo giuro. Vi prego uccidetemi, non ce la faccio più".
La tragedia arriva al suo apice al momento della dimenticanza delle chiavi di casa, lì vorresti tornare indietro, cercare tutti i bambini e tutti i cani che hai incrociato durante il tragitto e semplicemente gettarli nel fiume come una sorta di rito sacrificale.
La corsa porta serenità.