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lunedì 29 settembre 2014

Il nuovo record mondiale

Eccoci qui a commentare il nuovo record mondiale di maratona: l'incredibile 2:02:57 berlinese di Dennis Kimetto.
Ovviamente il tempo è pazzesco, come pure quello del secondo classificato Mutai di 2:03:13 (sotto il record precedente di Kipsang).
I due protagonisti dell'impresa hanno anche dichiarato che andare sotto le 2 ore è possibile. Senza dubbio non c'è limite al meglio e non vorrei sembrare un commentatore degli anni cinquanta a cui sembrava impossibile che un uomo potesse scendere sotto i 4 minuti nella gara sul miglio, ma a me qualche dubbio viene.
I precedenti record sono stati appannaggio di corridori dal curriculum straordinario ed impareggiabile: penso a Tergat ed a Gebrselassie, corridori che hanno fatto la storia dell'atletica. Ora invece ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno, dove dei quasi sconosciuti dopo qualche gara arrivano dritti al record.
Sicuramente in paesi come il Kenia molte persone si dedicano alla corsa ed è più probabile che emergano campioni, mentre nel (per poco) opulento occidente siamo più impegnati coi donuts.
E' anche vero però che nelle maratone di Boston del 1981 e del 1983 oltre 300 corridori andarono sotto le 2:30! All'epoca negli USA c'era un boom del running, un vero movimento podistico, ma un record del mondo intorno alle 2:08...
Secondo me non tutti i conti tornano, se c'entra il doping ce lo dirà la storia. Sappiamo che l'atletica conosce le pratiche poco ortodosse da molto tempo e non mi stupirei che ad alto livello i meccanismi siano simili a quelli ormai smascherati del ciclismo.
La vulgata vuole anche che gli africani siano geneticamente più forti. Francamente non ci credo, come non credo ad alcuna differenziazione di stampo razziale.
Oltretutto mi pare ci siano degli ottimi motivi per pensare che non sia così.
Per fare degli esempi: il tempo di Mennea sui 200m è ancora una prestazione eccezionale; il record femminile di maratona firmato Paula Radcliffe è ancora imbattuto; la miglior prestazione dell'anno sui 10.000 (un mostruoso 26:44 che per noi umani significa una media di 2'30''/km) è di Galen Rupp.
Insomma: basta donuts, fatevi una corsa (ma pensando ai bei tempi di Emil Zatopek).

martedì 21 agosto 2012

Campioni senza valore

Il caso Schwarzer ha riportato alla ribalta il problema doping, che ciclicamente "sconvolge" i ben navigati giornalisti.
Sulla scia delle polemiche l'Alieno ci ha consigliato la lettura del libro dal titolo "Campioni senza valore" scritto da Alessandro Donati nel 1989, tecnico della nazionale negli anni '70-'80.
Il libro svela interessantissimi retroscena dell'atletica di quel periodo, con riferimenti ben precisi a nomi famosi negli ambienti delle Federazioni (spunta anche il nome del poltronissimo Franco Carraro) e della medicina dello sport (tra tutti il dott. Conconi, quello dell'omonimo test).
Devo dire che la lettura è davvero istruttiva ed è in grado di aprire gli occhi anche sulle notizie più recenti.
Ma davvero un atleta del calibro di Schwarzer ha fatto tutto da solo, di nascosto al proprio allenatore (che spesso è una guida, un amico, un confessore), al proprio medico ed alla Federazione? E' veramente possibile che nessuno sapesse nulla?
Leggete l'ottimo libro di Donati e fatevi un'idea (link al libro).
Negli scorsi giorni Donati, oggi consulente della WADA, ha rilasciato una chiarissima intervista, che ogni amante dello sport dovrebbe ascoltare (link all'intervista).
Intanto io concludo con una chiosa contro il doping nello sport amatoriale, citando Roberto Albanesi, Il Manuale completo della corsa, p. 434: "Numerose esperienze (come quelle di atleti passati da un record di 2h17' sulla maratona a tempi attorno alle 2h10') indicano che il guadagno massimo sia di 10"/km. In sostanza oggi, supposto di avere dei medici compiacenti, un atleta che voglia spendere un sacco di soldi, rischiare la propria salute può guadagnare 15"/km se è un uomo e 25"/km se è una donna. Significa che un atleta da 3h10' sulla maratona può correre in 3h e un'atleta da 3h17' può pure farla in 3h. Ne vale la pena?".