Questa volta credevamo proprio di essere partiti male.
I presupposti per la catastrofe c'erano tutti.
Seduti sugli allori dell'impresa viennese, abbiamo tardato nel definire il successivo appuntamento, finchè, una sera di mezz'estate, ci siamo ritrovati a dover decidere senza avere più tempo per pensare.
Per impegni lavorativi, di studio, amorosi (questo vale solo per il Generàl) e soprattutto psicologici abbiamo scelto come periodo la metà di ottobre ove le gare fattibili erano solo due: Lago di Garda o Monaco.
Il Lago di Garda è a mezz'ora da casa nostra quindi la scelta era semplice: Monaco.
Ci piacciono le cose semplici.
Fatto il passo estremo dell'iscrizione e pianificato una tabella di allenamento ci siamo gettati a capofitto negli allenamenti.
Non è assolutamente vero.
Con luglio e agosto di mezzo, da veri lucignoli, abbiamo bigiato vari allenamenti fino a ritrovarci a settembre a dover dare tutto per evitare di morire in Baviera.
Come ogni asino che si rispetti, infatti, i mesi prima degli esami abbiamo fatto la bella vita e la settimana prima dell'interrogazione ci siamo chiusi in casa a studiare con la coscienza sporca.
Fortunatamente, conti alla mano, siamo stati graziati da San Gebreselassie ancora una volta, forse perchè alla fine, anche se non sembra, siamo (quasi) degli atleti.
La disorganizzazione è comunque proseguita fino al momento della partenza, ed ha raggiunto l'apogeo con la prenotazione casuale di un ostello rivelatosi essere peggio di quello descritto da Eli Roth nel suo recente film.
Anche il successivo viaggio non è stato da meno: in tre siamo andati la sera prima, altri quattro sono arrivati il giorno successivo circa dieci ore dopo il previsto ed uno, la punta di diamante, si è presentato al ritrovo prefissato direttamente dalla Svizzera, guidando una macchina munita di apposita spia luminosa, prontamente ignorata dal pilota, che segnalava l'imminente esplosione del mezzo.
Dopo queste peripezie degne di fantozziana memoria ci siamo ritrovati tutti al ritiro pettorali posto in prossimità dello stadio olimpico.
Qui, guidati dal Genràl in totale stato confusionale e in balia di informazioni erronee, abbiamo impiegato venti minuti a trovare il banco di consegna del nostro pettorale, dove, previ acquisti inutili a costo ovviamente elevatissimo, abbiamo ritirato il pacco gara,.
L'ultimo gesto che restava da compiere era comperare la t-shirt celebrativa della maratona.
Detto e fatto.
L'unica cosa è che io ho comprato una taglia s da donna e sto ancora cercando di capirne il perchè.
Espletate tali formalità siamo tornati sani e salvi al maniero che ci ha ospitato, nonostante i plurimi tentativi di omicidio di massa perpetrati dalla punta di diamante che, con l'affidabile autovettura di cui sopra, ha attraversato la città con uno stile di guida degno del compianto Colin McRae.
A questo punto credevamo che solo un frugale e veloce pasto ci avrebbe ora separato dalla branda, ma, invece, il bello doveva ancora arrivare.
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