Ebbene si.
Dopo quasi a quasi un anno di distanza torniamo finalmente a percorrere la gara di Filippide.
Perchè già le maratone son alla portata di chiunque, ma le mezze (et similia) in cui ci siamo recentemente dilettati, son proprio garette che - certamente divertono - ma non hanno nulla a che vedere e neanche si avvicinano alla vera distanza.
Anche alla luce del fatto che, in realtà, le distanze vere sono ben altre.
Noi, come ho sempre sostenuto, siamo nel mazzo. Proprio nel mezzo del mazzo.
Per questo motivo mi sento in dovere di fare non solo una maratona con un tempo degno di tal nome, ma di terminarla e successivamente di iscrivermi alla gara desertica che ormai mi sogno anche ad occhi aperti. Lo farò, anche da solo a questo punto.
Ma torniamo all'oggetto del contendere.
Dopo cinque maratone portate a casa con onore e con dolore, torniamo alla carica nella speranza di migliorarci. Anzi con il dovere morale di migliorarci.
Tenitamo nuovamente di sconfiggere l'Idra di Lerna che ci tormenta tutte le notti.
Un dato è pacifico. Siamo allenati, siamo molto ben allenati.
Quello però che ci manca è il "ricordo muscolare". Le nostre possenti ed indemoniate gambe rimembrano ancora come si fa a reggere cotanti chilometri senza crollare rovinosamente prima del fatal arrivo?
Il dramma è sempre dietro l'angolo, non dimentichiamolo. Sappiamo bene cosa vuol dire affrontare dei carri armati con solo una cerbottana scarica (leggesi Parigi '09).
Ed inoltre la nostra esperienza in materia, pur essendo abbastanza considerevole, non è certo quella del corridore navigato. Non siamo delle volpi del deserto, siamo ancora degli scarafaggi.
Abbiamo quindi bisogno di un piccolo aiuto.
Chi ce lo può dare se non Lui?
Stasera, per astrale combinazione, clod ed io vedremo il mentore, colui che ci ha preparato a tutto ciò, colui che ci ha iniziato allo sport della fatica quasi quattro anni fa.
Non andremo al suo castello come le altre volte, andremo nel luogo dove egli esercita il suo potere, dove i suoi vassalli lo riconoscono come indiscusso capo, varcheremo i confini del suo regno.
I troppi impegni (inutili) e la maledetta frenesia moderna ci impediscono di dare il giusto valore agli accadimenti della nostra vita. Per migliorare dobbiamo tornare agli albori della nostra gloria, dobbiamo rinascere come corridori, dobbiamo tornare in ginocchio dal mentore e chiedergli, ancora una volta, che ci indichi la luce.
A correre son capaci tutti, a correre con onore riescono in pochi.
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