martedì 25 maggio 2010

Socio ecological issues

Corro da un anno e ho quattro paia di scarpe da running usate nel ripostiglio. Oltre ad esserci un problema di spazio, siamo tutti portati a porci la fatal questione. Non mi riferisco all'amletico "essere o non essere", bensì al più triviale "che faccio, bbutto?". Infatti seppure l'inconscio vorrebbe farci credere che potremmo usare quelle scarpette simulacro di tanti ricordi per fare una passeggiata sul lungolago la domenica o per andare in campeggio l'estate prossima, è meglio ricondurre se stessi al raziocinio. Le scarpe vecchie sono vecchie e rimarranno nello sgabuzzino. Va bene, concediamocene un paio per falciare il prato, ma ne bastano appunto un paio, non mezza dozzina.
Perfetto, sottratto un paio a fine giardinaggio, avanzano ulteriori tre paia e non si è risolto molto.

Come al solito if you google (o gogol) a question you find an answer. Perché predere una decisione da solo quando google può prederla per te? Con una breve ricerca ho scoperto l'acqua calda, cioè che essendoci al mondo runner di lungo corso il problema se lo sono già posti in molti, moltissimi, ma per la verità più oltreoceano che qua.
I runner statunitensi a quanto pare hanno una valanga di opportunità creative per divertirsi con le proprie used sneakers: se sono poco usate (classico acquisto di scarpa sbagliata) possono mandarle in Africa a dei giovani Gebre, mentre se sono molto usate potrebbero comunque andar bene per situazioni limite come quella degli abitanti di Haiti o alla peggio potrebbero essere riciclate per la costruzione di piste di atletica e strade.
Insomma c'è un'ampia scelta, come testimoniano gli articoli su Runner's World e Run the Planet.
Naturale che in Italia si sia molto più indietro, perfino la Nike, che ricicla le scarpe per le piste d'atletica ci snobba, mentre è attiva, oltre che negli States, in Germania e Francia.
Non ho certo fatto una ricerca approfondita, ma da quanto mi risulta le opzioni italiane sono miseramente limitate a due: la raccolta indumenti della caritas ed il progetto della società Esosport, che ricicla le scarpe per riasfaltare le strade.
Sono un po' depresso, anche perché mi viene spontaneo fare due appunti alla raccolta Esosport.
Il primo riguarda i limitatissimi posti di raccolta (a Verona non c'è, ad esempio); il secondo riguarda il fine. Per sentire la mia coscienza di runner del tutto a posto mi piacerebbe donare i miei personali simulacri sapendo che finiscono in una pista d'atletica o in una palestra di una scuola, mentre non riesco ad adorare l'idea che finiscano in autostrada.
Come consumista afflitto da senso di colpa vorrei potermi sentire in armonia con la mia sensibilità ecologica e con i paesi più poveri facendo gesti che non mi costano nulla¹!!
Caspita Esosport, un po' di psico-marketing!
Morale: la Nike ha un buon consulente marketing.

Note: 1. Autoironia della mia/nostra società decadente.

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