Scriviamo un post a sei mani per raccontare con estrema fierezza una recente impresa cui abbiamo partecipato tutti (compresa la punta di diamante parigina che ora si sta dando alle due ruote), operando una breve devizione dal tema centrale del nostro blog.
Parte uno - l'organizzazione dell'impresa
Senza tanti preamboli.
In sostanza il buon Clod, durante le ferie natalizie scorse, ci aveva proposto una gita nelle lande della Val di Fassa per vedere la tappa del Giro d'Italia che sarebbe transitata proprio nei pressi della sua magione invernale.
Quella che da una prima analisi può sembrare un'innocua gitarella, grazie a noi, che ci riteniamo i migliori nel trasformare le cose più semplici e banali in veri e propri tour de force, si trasforma in una battaglia di quattro uomini contro i propri limiti.
La follia prendeva forma quando il Bia, colto dal solito delirio di onnipotenza sportiva, proponeva un'idea veramente fuori dalle righe e cioè raggiungere Pera di Fassa in bici direttamente da Verona per onorare il Giro. Dopo due minuti dalla proposta eravamo già carichi a pallettoni e non avremmo mollato per nulla al mondo.
Il giorno dopo, però, a seguito di una lucida analisi chilometrica, altimetrica e cazzimetrica del percorso, cominciavamo già a tremare e a pensare se effettivamente sarebbe stato possibile fare 175 km senza alcun allenamento ciclistico e senza alcuna preparazione. La soluzione fortunatamente non tardava ad arrivare e si è così deciso di partire da Verona in treno, scendere a Trento e, una volta giunti nella città che ha ospitato le magiche notti universitarie di due dei nostri eroi, proseguire per circa 75 km verso la Fassatal.
Come ogni seria squadra corse che si rispetti, era stato anche organizzato il supporto logistico a capo del quale si sarebbe erto il Generàl Toupét occupandosi del trasporto bagagli, vivande, feriti e dell'eventuale soccorso alpino
Per l'occasione il nostro organizzatissimo condottiero provvedeva ad acquistare un Hammer militare equipaggiato ad hoc.
Parte due - l'impresa
Con sveglia all'alba arriviamo a Trento di buon ora, scendiamo dal treno e, già intimoriti per tutti i km da fare, risaliamo subito pronti a scendere alla successiva stazione di Ora per limare l'interminabile falsopiano che ci avrebbe subito stroncato.
Dopo svariate peripezie, qualche allungo, un paio di GPM e tanta ma tanta fatica alla fine la strada percorsa si è snodata tra Ora-Aldino-Nova Ponente-Nova Levante-Carezza-Passo Costalunga-Pera di Fassa.
Totale percorso: 63 km
Dislivello positivo 2286 mt
Altezza minima 226 mt s.l.m.
Altezza massima 1761 mt s.l.m.
Con sveglia all'alba arriviamo a Trento di buon ora, scendiamo dal treno e, già intimoriti per tutti i km da fare, risaliamo subito pronti a scendere alla successiva stazione di Ora per limare l'interminabile falsopiano che ci avrebbe subito stroncato.
Dopo svariate peripezie, qualche allungo, un paio di GPM e tanta ma tanta fatica alla fine la strada percorsa si è snodata tra Ora-Aldino-Nova Ponente-Nova Levante-Carezza-Passo Costalunga-Pera di Fassa.
Totale percorso: 63 km
Dislivello positivo 2286 mt
Altezza minima 226 mt s.l.m.
Altezza massima 1761 mt s.l.m.
Durante la salita siamo stati quasi sempre divisi e ogn'uno ha vissuto il disagio a suo modo. Da segnalare il diluvio che ci ha colpito lungo tutti i 14 km della salita per arrivare a Passo Costalunga dove, dopo una tappa lungo il tragitto a mangiare uvette e cioccolata, ci siamo fiondati - stremati, fradici e con la bava alla bocca - in un rifugio a cibarci famoso piatto del rocciatore: uova, speck e patate.
Poi solo discesa e arrivo tra due ali di folla in festa dove l'Hammer del Generàl giungeva in concomitanza con i beni di prima necessità: una cassa di birra e una meringata.
Per dare un'idea del tenore dell'allegra gitarella riporto qui la frase dettami da Max (rigorosamente senza guardarmi in faccia) a 6 km dell'arrivo: "da qui in poi è solo un'agonia".
Poi solo discesa e arrivo tra due ali di folla in festa dove l'Hammer del Generàl giungeva in concomitanza con i beni di prima necessità: una cassa di birra e una meringata.
Per dare un'idea del tenore dell'allegra gitarella riporto qui la frase dettami da Max (rigorosamente senza guardarmi in faccia) a 6 km dell'arrivo: "da qui in poi è solo un'agonia".
L'avventura si concludeva il giorno seguente in quel del rifugio Gardeccia dove tra svariate lattine di birra, sole ustionante e secchiate d'acqua misto grandine assistevamo all'arrivo della tappa del Giro, definita da molti ciclisti come la più dura della lora vita.
Rimarranno nei nostri occhi proprio le facce degli sventurati professionisti dalla trentesima posizione in poi che letteralmente distrutti e quasi cadendo dalla bicicletta imploravano gli spettatori per una spinta ringraziando poi con un filo di voce a fatto avvenuto.
Che dire?W il Giro!
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