Lentamente si stà avvicinando il nostro esordio come esploratori desertici. Nel tempo libero ho cominciato a cercare informazioni nella speranza di carpire qualche buon consiglio per non perire durante una tempesta di sabbia. Sono incappato la settimana scorsa nel sito www.correreneldeserto.com dove ho trovato degli interessanti racconti sulle più famose gare su sabbia. Vi voglio consigliare questo bellissimo - anche se un po' datato - resoconto della "100km del Sahara" : http://www.epodismo.com/100pelli/update028/100sa301.php
lunedì 26 novembre 2012
giovedì 15 novembre 2012
Date a Cesare quel che è di Cesare
Siamo dei podisti professionisti, a tempo perso però facciamo anche gli avvocati.
Questa L'Arena di oggi, cui vanno i nostri complimenti per la tempestività della rettifica.
mercoledì 14 novembre 2012
Precisazioni e rettifiche
Viene oggi pubblicato sul giornale "L'Arena" di Verona a pagina 47 il resoconto della 100km del Sahara no stop del nostro amico Marco Pajusco, alias l'Alieno, già ospitato su questo blog.
Diversamente da quanto appare sull'articolo (che non abbiamo potuto leggere in bozza prima della stampa), mezzocaffè è gestito ed appartiene ad Alessandro Biasioli, Massimo Capaldi e Francesco Mendini.
Si precisa altresì che il caro Marco, pur essendo un amico, con il quale condividiamo la vita sportiva (e post sportiva, nei classicissimi "terzi tempi") non è purtroppo iscritto al nostro sodalizio sportivo dei Latin Marathon Lovers.
Alla società piacerebbe moltissimo avere tra le proprie fila un atleta del suo calibro, ma purtroppo egli è al momento tesserato con l'ottima società bussolenghese Atletica Insieme New Foods ed i Latin non sono in grado di fare offerte economiche per l'acquisto del cartellino (comunque continuiamo a giocare un euro a settimana al Lotto, non si sa mai).
Al giornale L'Arena chiediamo, la prossima volta, un po' più di attenzione.
Update 14.11.2012 ore 10,30
Ecco il link all'articolo in questione:
http://www.larena.it/stories/ansa_altri_sport/432479_la_follia_dellalieno_cento_chilometri_di_corsa_nel_sahara/
Update 14.11.2012 ore 10,30
Ecco il link all'articolo in questione:
http://www.larena.it/stories/ansa_altri_sport/432479_la_follia_dellalieno_cento_chilometri_di_corsa_nel_sahara/
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martedì 13 novembre 2012
Alberto Salazar's guide to road racing
La mia libreria podistica è ora arricchita dalla mitica "Guide to road racing" dell'idolo assoluto Alberto Salazar (chi non lo conoscesse cerchi su wikipedia e faccia ammenda inginocchiandosi sui ceci per mezzora, poi prosegua pure nella lettura di questo post).
Il libro, purtroppo disponibile solo in inglese, è decisamente al livello delle aspettative.
Il linguaggio è semplice e sono approfonditi con approccio molto pratico tutte le parti di cui si compone un ciclo di allenamento. Diversamente da molti altri testi, pur molto apprezzabili, Salazar prende per mano il lettore e gli spiega come costruire la propria tabella, adattarla alle proprie esigenze e capacità, modificarla in corsa a seconda delle sensazioni.
Il grande pregio di Salazar è di essere stato un grande atleta e di saper dare consigli avendo sperimentato le tecniche, la fatica, le sensazioni in prima persona.
Non ci sono tabelle prefatte: al massimo si trovano delle indicazioni generali. Per esempio nel capitolo sulla maratona l'autore individua solamente la distanza dei lunghi domenicali e il carico di chilometri settimanali, sta poi a ciascuno stabilire quali ripetute fare e come, secondo le indicazioni negli altri capitoli.
Prepararsi una tabella richiede con questo metodo richiede, naturalmente, un certo lavoro. Però si ha poi la netta impressione di essere in grado di dominare la tabella, senza doverla subire come un'imposizione insensata.
Se sapete l'inglese non può mancare nella vostra biblioteca!
Un neo: tutti i riferimenti sia alle distanze che ai ritmi sono alle miglia, quindi è necessario fare delle conversioni per ritrovarsi.
lunedì 12 novembre 2012
Garda Trentino Half Maraton: una mezza maratona in canoa.
Ieri, una volta tanto, abbiamo cambiato sport.
Abbiamo partecipato ad una gara di canottaggio a Riva del Garda.
La nostra imbarcazione era un "due con" di cui io ero il capovoga, Max il prodiere e Clod il timoniere.
La mezza maratona di Riva - nome volgare utilizzato dagli addetti ai lavori in luogo del ben più altisonante Garda Trentino Half Marathon - è stata, infatti, un disastro climatico di proporzioni bibliche, ci mancava solo l'invasione delle cavallette per completare l'apocalisse.
Nessuno di noi era particolarmente allenato e, per tal motivo, Clod - che non sarebbe riuscito ad infrangere il suo personal best - ha appunto deciso di farci da timoniere, cioè di rinunciare a correre la sua gara per condurci ad un ritmo tale da giungere all'arrivo in 1h29min59sec, tempo che per noi avrebbe significato record e gloria imperitura fino oltre ai figli dei figli dei nostri figli.
Avrebbe significato.
Per 16 km, infatti, abbiamo arrancato dietro al nostro timoniere riuscendo a tenere il ritmo di 4min15sec/km che ci avrebbe aperto le porte dell'Olimpo. Dopodichè siamo letteralmente scoppiati e abbiamo chiuso la gara in 1h32min.
Amen.
A nostra discolpa - ed a discolpa di tutti i partecipanti - c'è da dire che la gara è stata corsa in condizioni drammatiche, con un diluvio universale dall'inizio alla fine.
Giusto per far comprendere la particolarità della gara, dico solo che ci sono stati un paio di passaggi in cui l'acqua delle pozzanghere ci arrivava alle caviglie.
Sic!
A ciò, per aumentare ancora di più il tasso di disagio percepito, si devono aggiungere le pessime condizioni in cui si trovavano i tendoni del ritiro pettorali, del deposito borse e delle docce. Tutti posizionati nei prati con conseguente impossibilità di camminare causa quintali di fango che arrivava fino circa alle orecchie dei podisti.
Le borse, comunque, potevano essere direttamente gettate nel lago di Garda, tanto il tendone che le avrebbe dovute proteggere era aperto su tutti e quattro i lati.
Lo spogliatoio maschile - se quel luogo in cui ci siamo denudati uno addosso all'altro può essere degno di tal nome - poteva contenere al massimo 200 persone, peccato che i partecipani, uomini, alla gara saranno stati circa 3000.
Morale della nostra esopica favola: a metà Novembre ha piovuto. Strano.
Non necessitava l'intervento di Einstein o di Nostradamus per prevedere una simile possibilità.
In sostanza ci siamo bagnati alle 8.00 della mattina e ci siamo asciugati alle 16.00 del pomeriggio all'arrivo a casa con le nostre mogli che ci hanno disinfettato con l'acido muriatico prima di permetterci di varcare la soglia.
Ora vado che devo mostrare a Giampiero Galezzi le immagini della gara, così magari, viste le sue note conoscenze nel mondo del canottaggio, ci recupera una convocazione per le prossime olimpiadi.
Si guarda sinistra, si guarda a destra e vince l'Italia!
giovedì 8 novembre 2012
100 km del Sahara NO STOP - resoconto
Senza aggiungere nulla di più eccovi il racconto del nostro caro amico che ha portato a termine la 100 km del Sahara, versione no stop 1.0.
Mi ha detto di sistemare e correggere quanto ha scritto, invece ve lo lascerò così come me l'ha mandato perchè dalle sue concitate e animose parole si leggono e si capiscono le emozioni che lui ha provato in quelle undici ore e mezza di fatica e - al tempo stesso - gioia.
Da qualche tempo covavo l’idea di qualche ultra-follia e a maggio vedendo la 100 del sahara no stop non ho resistito e mi sono iscritto. Avevo un conto in sospeso con questa corsa perché 2 anni fa, dopo essermi iscritto e preparato avevo dato forfait a causa di uno strappo inguinale (che purtroppo si riaffaccia periodicamente anche oggi), ero dunque motivatissimo a riscattarmi con questa prova.
Iscriversi è facile, prepararsi bene è tutt’altra cosa, e purtroppo per magagne fisiche ho perso metà mese di settembre per cui la preparazione era tutt’altro che ottimale. Ma tutti dicono che la 100 è una gara di testa e quindi ho pensato che la motivazione c’era ed a quella dovevo affidarmi. Questo pensiero si è trasformato in un mantra che ripetevo sempre più spesso per scacciare le paure che aumentavano all’avvicinarsi del giorno fatidico.
Il viaggio è stato un continuo susseguirsi di trasferimenti. Siamo poi venuti a sapere che l’organizzazione, di per sè davvero ottima, ha avuto dei problemi con tunisair che aveva promesso voli diretti e poi ha cambiato in voli con scalo all’aeroporto di Tunisi (più zoo che aeroporto). Quindi con il doppio trasferimento abbiamo impiegato tempi biblici sia all’andata che al ritorno, ma questo mi ha aiutato a distrarmi fino all’ultimo.
Il viaggio è stato un continuo susseguirsi di trasferimenti. Siamo poi venuti a sapere che l’organizzazione, di per sè davvero ottima, ha avuto dei problemi con tunisair che aveva promesso voli diretti e poi ha cambiato in voli con scalo all’aeroporto di Tunisi (più zoo che aeroporto). Quindi con il doppio trasferimento abbiamo impiegato tempi biblici sia all’andata che al ritorno, ma questo mi ha aiutato a distrarmi fino all’ultimo.
Ricordo due particolari momenti in cui mi sono reso conto di avere davvero PAURA: il primo quando ho dovuto firmare lo scarico di responsabilità al ritiro pettorale dove mi son chiesto "ma io sono davvero certo di voler morire oggi?"; il secondo quando rivolgendomi ad altri iscritti un oretta prima della partenza ho detto: "mi sto cagando addosso…" e loro fraintendendomi han risposto : "il bagno è al piano di sotto".
In partenza ripasso la strategia di gara, che come sempre disattenderò: “si parte piano e si cerca di tenere un ritmo costante fino in fondo o quanti più chilometri possibile”.
I primi 20 km sono di fondo duro e in saliscendi, con subito bellissima una mulattiera iniziale nella quale senza spingere mi trovo a superare tutti e a mettermi a ridosso dei primi. I chilometri filano lisci e in compagnia, corro però un po’ troppo forte, poi ovviamente la pagherò, ma pur sapendolo al momento non mi preoccupo.
Dal ventesimo in poi, invece, inizio a correre da solo nell’ oscurità, il fondo duro si alterna a lingue di sabbia alla fine delle quali mi fermo a svuotare le scarpe. Luci chimiche e piccoli quadrati catarifrangenti mi indicano la via, perdersi è impossibile, ma mi manca completamente il senso della profondità, vedo il segnale successivo e mi sembra lontanissimo quando in realtà è molto vicino.
Dal ventesimo in poi, invece, inizio a correre da solo nell’ oscurità, il fondo duro si alterna a lingue di sabbia alla fine delle quali mi fermo a svuotare le scarpe. Luci chimiche e piccoli quadrati catarifrangenti mi indicano la via, perdersi è impossibile, ma mi manca completamente il senso della profondità, vedo il segnale successivo e mi sembra lontanissimo quando in realtà è molto vicino.
Al quarantesimo tutto okey, svuoto di sabbia scarpe (E CALZE) e riparto. Tengo botta ancora 10 km. Si dice che i primi 50 km si corrono con le gambe e da lì in poi sia tutta questione di testa.
Infatti dal cinquantesimo inizia a essere davvero dura, mi fermo ogni due per tre, cammino e ho un gran mal di testa...penso continuamente a cambiare maglia e a bere solo acqua ma una irrefrenabile idiozia mi porta a non cambiarmi e a bere te zuccherato, finchè… non rimetto tutto il pranzo! Disidratato, senza energie e impossibilitato a mangiare o bere inizio a preoccuparmi, ma penso che il sessantesimo è vicino e mi riprendo.
Lì arrivo disfatto e consapevole che non potrò mangiare come avevo programmato quindi chiedo un massaggio, mi indicano la tenda massaggi dove trovo il primo concorrente che si è ritirato per problemi intestinali, è trasfigurato dal dolore tanto che non lo riconosco nemmeno (ero stracotto pure io). Il massaggiatore mi fa sedere, mi smuove un po le cosce e attacca a sbraitare: “Imbecille! Perché non ti sei cambiato? E poi non devi bere sali! Bevi acqua e mangia grana!”
Come un robot eseguo gli ordini, mi cambio, faccio il pieno d’acqua nelle borracce e metto il grana nelle tasche della maglia. Sono senza forze e non posso mangiare avendo vomitato da poco, ma posso iniziare a camminare e pensare solo al ristoro dell’ottantesimo.
Mi raggiunge di lì a poco un ragazzo messo come me, Gavino di Alghero, iniziamo a camminare e corricchiare insieme, le gambe ormai sono a pezzi per cui inizio a chiacchierare. Così facendo anche se molto lentamente (3 ore) copriamo i venti sabbiosi chilometri che ci portano all’ultimo ristoro alle porte delle dune vere e proprie.
Io ora gambe a parte sto benone, mangio e bevo di tutto, Gavino invece è ma visto che mi ha fatto compagnia fin qui mi sembra naturale fare la mia parte e restituirgli. La sabbia del deserto è borotalco, entra dappertutto, dapprima mi levo le scarpe ogni 5 minuti, poi capisco che è davvero una lotta persa in partenza, mi limito a svuotare tutto solo quando calze e scarpe sono così piene che i piedi sono completamente rattrappiti nelle scarpe. A pochi chilometri dall’arrivo mi levo le scarpe e magia. L’avessi fatto subito con le sole calze sulla sabbia finissima e freschissima volo!
Ritorno a correre, sarà il traguardo vicino, sarà l’emozione, ma mi sento rinascere, sprinto in salita sulle dune e con l’avvicinarsi al traguardo anche il mio compare si risveglia dal torpore, finchè ci siamo, l’arrivo è lì di fronte a noi, tagliamo il traguardo mano nella mano felicissimi, mi sembra di essere pieno di energie, invece dopo qualche secondo mi rendo conto che le gambe quasi cedono.
Mi riposo un paio d’ore ma non riesco a dormire
Troppa adrenalina e troppe emozioni.
L’indomani è uno spettacolo, nessuno dei corridori si regge sulle proprie gambe, ma abbiamo tutti una faccia serena e distesa, tutti consapevoli di avere la forza di sognare, di saper buttare il cuore oltre l’ostacolo e di avere anche abbastanza testa per far seguire anche il resto del corpo fino al traguardo.
Ci sarebbero mille cose da dire, ho fatto moltissimi errori, sono partito troppo forte, mi sono gestito male, ho mangiato e bevuto le cose sbagliate, il mio zaino sembrava quello di un bambino delle elementari (avevo 1000 cose inutili e 0 cose utili), al cambio del sessantesimo avevo un sacco di cose utili da prendere per il resto della corsa e le ho lasciate lì perché ero cotto, ma questa è tutta esperienza per il futuro.
Mi rimane il senso di rivincita che mi aveva spinto a iscrivermi, la gioia di aver visto posti nuovi e aver conosciuto nuovi amici e, non ultima, la consapevolezza di aver ancora la voglia di sognare, e, con l’aiuto della fortuna, qualche volta di riuscire a realizzare qualche sogno.
Mi rimane il senso di rivincita che mi aveva spinto a iscrivermi, la gioia di aver visto posti nuovi e aver conosciuto nuovi amici e, non ultima, la consapevolezza di aver ancora la voglia di sognare, e, con l’aiuto della fortuna, qualche volta di riuscire a realizzare qualche sogno.
Si dice che la 100 è una questione di testa, quando si insegue un sogno servono solo determinazione (o una grande motivazione) e tanta fortuna, con questi due presupposti si può arrivare davvero lontano!
mercoledì 7 novembre 2012
L'alieno alla 100km del Sahara no-stop
Ebbene si.
Il nostro amico alieno - la figura mitologica mezzo uomo e mezzo asino - ha portato positivamente a termine la 100km del Sahara no-stop.
A lui vanno i nostri complimenti (e i nostri schiaffoni) ed il nostro invito ufficiale a scriverci il suo personalissimo resoconto su queste pagine.
Ora e sempre alien presidente!
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