lunedì 27 maggio 2013

100 km del Sahara 2013 - 2° tappa

Comincio la narrazione dicendovi che St. Louis sorge su un'isola collegata alla terra ferma da un ponte a forma di torre Eiffel (n.d.r. non è vero, ma non ditelo alla nostra guida senegalese).
Su questa pittoresca isola sorgono moltissimi palazzi in vecchio, molto vecchio, stile coloniale e il nostro albergo non è risultato essere da meno.
Tutto bello e suggestivo, peccato solo per l'elevatissimo tassa di umidità che aveva reso i vetri della finestra simili a quelli di un box doccia appena utilizzato e il copriletto assomigliava ad un mocho vileda non ancora strizzato. Considerando che avremmo soggiornato qui per due notti, la prima domanda che ci siamo posti è stata come avremmo fatto ad asciugare i nostri indumenti profumati. La risposta ce la saremmo dati il giorno seguente: tutto è rimasto bagnato, così come appena lavato. Tralasciando questo aspetto, tutti i nostri pensieri erano costantemente rivolti alla tappa che avremmo percorso il giorno successivo: la famigerata maratona nella savana.
La sveglia puntata alle 4.30 e la notte è passata senza intoppi.
Dopo il risveglio alle ore 4.30 e la solita colazione del campione - unico pranzo della giornata privo di verdure crude -  ci hanno portato in pullman alla partenza.
I piani erano molto semplici: sapevamo che questa sarebbe stata la nostra gara e per questo volevamo partire forti. Lo start era fissato per le 8, così da evitare il caldo africano, ma era evidente a tutti che avremmo patito le pene dell'inferno.
A circa 45 minuti dal via, abbiamo visto partire i temerari della formula camminatori. Sono tutti ben organizzati e temo che oggi si divertiranno più di noi.
Allo sparo partiamo bene e scavalchiamo i primi due km di sabbia con agilità. Il percorso diventa poi sterrato con due o tre centimetri di sabbia soffice su una base più solida. Su questo fondo diamo molto - forse troppo - e raggiungiamo i 10km con una certa scioltezza ad una media di 5e30 min/km.
Tutto sembra andare per il meglio quando, quasi al ventesimo, comincio a sentire un fastidioso dolore muscolare. Vedo che il Bia ne ha e quindi lo esorto a rompere la promessa che ci siamo fatti prima di partire, chiedendogli di proseguire da solo. Dopo poco cominciano i crampi e al ventisettesimo, con una temperatura attorno ai 40°, decido di rallentare e mettere il cappello bianco al fine di evitare insolazioni. Da li, fino alla fine, ho alternato tratti di corsa lenta alla camminata veloce.
Nonostante tutto vedo che nessuno mi supera e intorno a me la scena è idilliaca. La vegetazione e brulla e ogni tanto si attraversano piccoli villaggi di capanne.
E' qui che vedo la vera Africa! Bambini con un sorriso a 80 denti (tra l'altro bianchissimi e catarinfrangenti) mi salutano in francese, mi chiedono come mi chiamo e corrono con me dandomi la mano.
L'emozione è tantissima, nonostante la fatica, il dolore e il calore. Mi destreggio nonostante la consapevolezza che i prossimi 10 - 11 km li avrei percorsi subendo il dolore dei crampi in un tempo di un'ora e mezza o due.
Ogni tanto pensavo al Bia e per far passare il tempo proiettavo la velocità con cui avevamo percorso assieme la prima metà della gara, stimando il distacco finale che a mano a mano avrei accumulato. Devo dire che questo giochino mi ha impegnato non poco e così, in quattro ore e quaranta minuti sono passato sotto il gonfiabile con la scritta "Arrivo". Il bia era arrivato circa venti minuti prima di me e mi ha confortato vedere che anche lui, come me, era letteralmente a pezzi.
La scena che mi si presentava davanti, dopo la secchiata di acqua gettatami dal medico, è stata di un manipolo di uomini mezzi nudi sdraiati sotto un gazebo. La persona che mi è rimasta impressa maggiormente è stato un russo, bianchissimo, sdraiato per terra in preda ai crampi con una smorfia orribile di dolore. Sono passato a più riprese vicino a lui e posso garantirvi che è rimasto in quelle condizioni per almeno un'ora e mezza, senza muoversi.
Per concludere abbiamo avuto il permesso di farci una doccia con l'acqua di una bacinella riempita in un vicino pozzo e di rilassarci con impacchi di ghiaccio.
A seguire pranzo con menù speciale post-gara: pesce raffermo, stracotto di pecora, verdure crude varie, cus cus e riso in bianco.
Tutti i sopravvissuti sui pullman pronti per la terza tappa.

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