In questo post - e nel prossimo - troverete il resoconto di una gara folle e che pochi conoscono che ha fatto un caro amico che ogni tanto scrive su questo blog sotto il falso (forse neanche tanto) nome di alien83.
Oggi potete leggere i pensieri e le emozioni che Marco ha provato i mesi, le settimane e i giorni prima della gara.
Seguirà resoconto della gara.
Quello che emerge, oltre all'evidente pazzia di chi scrive, è quanta passione ed entusiasmo può nascere da una gara di corsa.
Sensazioni che conosciamo bene anche noi!
Buona lettura.
"Eccomi qui di nuovo sognante ed emozionato dopo pochi giorni da questa
nuova avventura! Dopo 51 settimane da un’esperienza che mi è rimasta nel cuore ho
trovato il coraggio di affrontare un'altra ultramaratona
Inizialmente quest’anno non avevo programmato di superare la fatidica
distanza dei 42km. Devo dire che l’ultramaratona lascia segni indelebili e,
infatti dopo il deserto ho dovuto pagare uno scotto pesante a livello fisico e
mentale, la testa non percepiva più la classica oretta di corsa come qualcosa di soddisfacente e
chiedeva di andare oltre o, in alternativa, di non uscire nemmeno dalla porta
di casa, insieme a ciò un ginocchio si è ribellato contro la leggerezza con cui
ho preparato i 100km desertici creandomi problemi che mi sono trascinato davvero
a lungo.
Ed è così che per molto tempo queste due concause mi hanno frenato dal
rimettermi in carreggiata e ho dovuto attendere la fine di maggio per poter
ricominciare a correre senza troppi dolori e con le sensazioni e le emozioni
che mi hanno fatto innamorare di questo sport. A giugno già cercavo quale obbiettivo mettere
nel mirino per il periodo autunnale e
navigando su internet sono riuscito a individuare quella che avrei voluto
preparare come “la gara” dell’anno. “La gara” con me stesso, perché una ultra ha
poco ha vedere con la competizione con gli altri atleti che semmai diventano
dei compagni di viaggio che ci aiutano a superare noi stessi , arrivando oltre
il traguardo dei nostri limiti e delle nostre paure.
La gara si chiama Sardinia Ultramarathon, una corsa di 2 tappe in due
giorni consecutivi nell’ entroterra Sardo, la prima tappa, detta “Il prologo” è
una mezza maratona su un percorso trail collinare, mentre il giorno successivo
bisogna affrontare la seconda tappa, l’ultratrail, 60 km tutti fuori strada e
in collina. In palio oltre alla gloria c’è il titolo nazionale di ultratrail a
tappe e la presenza di mostri sacri come Giorgio Calcaterra (pluricampione
nazionale e mondiale di 100km su strada) e Filippo Salaris (campione sardo che
quest’anno ha sfiorato il podio alla Marathon de Sables), mi ha dato da una
grande motivazione a preparami bene per potermici confrontare e forse
addirittura avere l’onore di correre al loro fianco per una parte di gara e
carpire qualcuno dei segreti che li rendono così inarrivabili!
Memore degli errori dell’anno scorso sono riuscito a prepararmi
meglio, e ho avuto la possibilità di conoscere personalmente Calcaterra a un
mese da questa gara e chiedergli consigli che poi si sono rivelati davvero
utili.
Per organizzare viaggio, vitto alloggio e ho aspettato l’ultimo
secondo, ma scoprendo che l’organizzazione metteva a disposizione una colonia
militare (che sarebbe stata la casa base per le gare) anche per il vitto e
l’alloggio di atleti e accompagnatori, sono andato alla cieca e ho scelto di
starmene lì insieme a Valentina, mia paziente accompagnatrice, per vivere fino
in fondo l’esperienza.
Le gare trail sono belle anche per l’ambiente che si crea intorno alla
gara, si mangia e si dorme insieme e si ha l’occasione di conoscere persone
nuove, ma all’arrivo alla colonia mi rendo conto che qui siamo oltre il
classico “spirito trail” di amicizia e convivialità, questa è una vera e
propria Sagra! Birre, pastasciutta porchetto, salamelle, dolci, vino della casa
e un’ospitalità incredibile degli organizzatori, una decina di cuochi, tutti
seduti ai tavoli serviti da persone genuine e gentili che non ti permettono di fare
complimenti, l’ambiente era indescrivibile!
Ovviamente mi son lasciato trascinare dall’ambiente e la cena pregara
si è trasformata in un’abbuffata a suon di brindisi e bagordi, in seguito ho preso
un materasso e mi son messo a dormire accanto al tepore del fuoco."
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