martedì 24 novembre 2009

Le nuove leve


E' ormai passato più di un anno dall'inizio della nostra avventura di maratoneti e di cose ne sono cambiate davvero molte: Clodrunner non ha più i piedi, ma ha delle scarpe da corsa fisse imbullonate sotto il malleolo, mentre io ho della marmellata di lamponi al posto delle ginocchia.
Molte persone, nei mesi, si sono affiancate a noi cercando di emularci, cercando di essere come i loro eroi, ma purtroppo si sono perse per strada e noi due, da veri eroi appunto, siamo rimasti soli a lottare contro il cronometro, settimana dopo settimana, infortunio dopo infortunio.
Tutti vogliono sedere in fianco a Zeus, ma la fatica spaventa e la pastasciutta abbonda.
Non siamo gelosi del nostro status di eroi, anzi, ci piacerebbe essere affiancati (non superati, sia chiaro) da nuove leve, ma è molto più semplice a dirsi che a farsi.
La materia prima scarseggia.
In qualche giovane virgulto avevamo riposto le nostre speranze, che però sono state puntualmente tradite. Volevamo ampliare il gruppo, sappiamo che prima o poi bisognerà passare il testimone alle nuove generazioni (?!?!?!), ma ci siamo resi conto che non è ancora giunta l'ora.
Il mondo ha bisogno di noi.
L'iter dell'aspirante eroe/maratoneta di solito si sviluppa in questo modo:
1. inizia la bella stagione;
2. scoperta della panza (ma d'inverno non vi vedete mai nudi? io ho la panza anche d'inverno e lo so bene, mi serve per proteggermi dal freddo);
3. la presa di coscienza: "sono tozzo, quasi quasi - sbadiglia e si stiracchia - vado a fare una corsetta, sennò in spiaggia le fanciulle non mi vedono neanche";
4. inizia la ricerca della figura leggendaria che lo guiderà in fondo al tunnel dei lipidi;
5. finalmente la chiacchierata con l'eroe: "sai, ti ammiro da sempre e vorrei essere come te, cosa posso fare?";
6. trance agonistica a seguito della chiacchierata: "voglio correre anch'io. 4 volte al giorno lo giuro. corro prima di colazione, in pausa pranzo, prima di cena e dopo che mi sono addormentato";
7. programmi per il futuro: "fammi sapere quando vi iscrivete alla prossima maratona che io sono dei vostri. Ah, ma la prossima maratona che fate quanti km è lunga?";
8. passa un mese, tutto bene;
9. passa un mese e mezzo, gli allenamenti si fanno sporadici;
10. passano due mesi. è fallito tutto;
11. titoli di coda: "ho male al ginocchio, sai me l'ero rotto giocando a palla avvelenata in terza media", "devo uscire con la morosa sennò mi molla", "lavoro sempre fino a tardi, lavoro anche di notte, lavoro anche il sabato, la domenica, a Natale e a mezzanotte dell'ultimo dell'anno", "oh, mi son rotto i coglioni di correre".
Specifico che siamo, ad oggi, in due perchè uno è ufficialmente disperso, voci ci dicono che vive a Padova dei soli frutti che la terra gli da, mentre l'altro, il Generale, è infortunato da mesi, ma sappiamo benissimo che quando tornerà si riprenderà subito i gradi che gli spettano.
Per tamponare la nostra straziante solitudine, abbiamo riposto le nostre speranze nel ritorno all'attività agonistica, a Vienna '10, della ex punta di diamante - ex bambino prodigio, che a Parigi ha stupito il mondo regalando emozioni a tutti; credevamo che solo lui potesse riempire di gioia i nostri cuori, ma ci sbagliavamo: oggi le nostre speranze sono riposte anche in una nuova leva che sappiamo non ci deluderà come gli altri.
Il suo nome in codice è Iceman.
Ragazzo conosciuto prima di Amsterdam, ove è venuto portando a termine la mezza maratona, studioso di paleontologia, non usa vestiti, vive dentro una botte e ha sempre fame: c'è chi giura di averlo visto mangiare un altro runner (intero!) prima della partenza della mezza di Amsterdam.
Si allena con regolarità e si lamenta con altrettanta regolarità, facendo infuriare il vecchio divoratore di asfalto registrato all'anagrafe come Clodrunner.
Ha già ampiamente superato la fase iniziale, ormai non molla più (se lo fa lo frustiamo con i lacci delle nostre scarpe da corsa, imbevuti nell'olio bollente), ha fisso l'obiettivo davanti a sè e non distoglie lo sguardo.
E' concentrato nel raggiungimento del traguardo finale.
Anche dei vecchi leoni come noi hanno bisogno di nuova linfa vitale, ci alleneremo con lui, ci nutriremo della sua beata inconsapevolezza e ci gonfieremo d'orgoglio quando taglierà il traguardo.
Se arriva prima di me ovviamente gli spezzo le tibie.


venerdì 20 novembre 2009

Nuove frontiere della misurazione


Quando è arrivato il corriere con il mio orologio GPS nuovo fiammante ho ricordato il giorno in cui ho aperto il mio primo ovetti Kinder. Non ho pianto, ma quasi.
Ho avuto poi conferma di aver fatto un buon acquisto nella grande soddisfazione di poter correre liberamente vedendo la distanza crescere sullo schermetto, unitamente al lusso (devo dire inutile) di poter visualizzare la velocità istantanea in minuti al chilometro.
Il mio concittadino Jerry Calà avrebbe senz'altro commentato con un "libidineee, anzi, doppia libidine, coi fiocchi!", anche se il problema non si pone, visto che non credo lo vedremo mai calcare una pista di atletica...
In ogni caso mi sono concesso il lusso del GPS solo dopo un paio di maratone ed è stato un acquisto probabilmente dovuto alla fame di consumismo della mia generazione (dovevo averlo, per forza), per cui mi rendo conto che non tutti abbiano così tanta passione per il long distance running da desiderare un GPS.
Quindi, visto che non voglio pubblicizzare nessun produttore di tali marchingegni, segnalo a chi sia munito di solo cronometro, l'ottima applicazione di google Gmaps Pedometer, purtroppo solo in inglese.
Ora verrò sommerso di insulti perché tutti la usano da anni, ma in buona fede vi dico di averla scoperta solo dieci minuti fa!

giovedì 19 novembre 2009

Ultramaratona Torino-Saint Vincent


E' la più antica delle Ultra maratone italiane.
La prima edizione risale al lontano 1963. In realtà però non si è corsa tutti gli anni, anzi, molti sono stati saltati.
Proprio quest'anno riprende, con una nuova e più efficiente organizzazione e con un percorso modificato rispetto a quello originario che attraversa la parte settentrionale della provincia di Torino, il Canavese e termina in Valle d'Aosta a Saint Vincent.
Per gli amanti del genere ci sono anche un paio di salitelle definite "impegnative".
Posso solo immaginare. Saranno mortali.
Sembrano molto organizzati (rifornimenti ogni 5 km, trasporto indumenti, pacco gara a chi termina i 100km, ecc..) e, una volta tanto, i prezzi sono alla portata di chiunque: iscriversi costa 25 €.
E' sicuramente una missione impossibile visto che 100 km son sempre 100 km, però si ha un tempo massimo di 20 ore per terminarla, quindi è praticamente un gioco da ragazzi.
Partecipate (voi, io no di sicuro) e pubblicizzate, i paesaggi italiani non hanno nulla da invidiare rispetto ad altri oltre confine (od oltre oceano..) molto più blasonati.
100 km di emozioni.

lunedì 16 novembre 2009

Ecomaratone


Vale la pena spendere due parole su quest'interessante iniziativa denominata Circuito Ecomaratone d'Italia (link), anche se ormai l'edizione del 2009 sta volgendo al termine.
Sono 6 maratone che si tengono durante l'anno sulla distanza classica; sono tutte gare di trail running il cui scopo principale, evidentemente, è mettere l'atleta in contatto con la natura.
La corsa è uno sport che può e deve aiutare l'essere umano pensante (?!?!) a relazionarsi con ciò che lo circonda, queste iniziative quindi sono decisamente da elogiare.
Obiettivi dell'organizzazione sono la valorizzazione del territorio, il favorire lo sviluppo sostenibile, il rispetto dell'ambiante, etc, etc. Vi rimando al regolamento.
Mi sento quasi una persona seria in questo momento.
Ma so che non è così.

martedì 10 novembre 2009

Solitudine


E' risaputo che la corsa non è uno sport di squadra. Proprio per questo molti la snobbano, non trovandola divertente in quanto non ludica.
Per me vale la pena recuperare i vecchi stidi classici e la conseguente (im) perizia negli approfondimenti etimologici: divertente - dal verbo latino divertire - è quell'attività che fa prendere altra direzione e, quindi, nel senso figurato dell'accezione italiana, è quell'attività che distoglie e distrae l'animo da cure e pensieri molesti.
Stabilita tale base lessicale mi spingo nell'inevitabile soggettivismo della statuizione: la corsa è mooolto più divertente di altri sport ludici!
E forse è anche ludica: il latino ludus non demanda in alcun modo ad attività per forza di gruppo né tantomeno ad attività prive di serietà (erano ludi non solo le burle, gli scherzi, gli spettacoli, ma anche la palestra dei gladiatori e la scuola infantile!!), cosa peraltro testimoniata dalla semplice constatazione che i bambini quando giocano non scherzano affatto, ma anzi, sono serissimi.
Ma non è questo il punto.
Passato un anno e due maratone dagli esordi devo arrendermi al dato di fatto che correre è per chi riesce a divertirsi nello stare da solo per chilometri, al buio, sotto l'acqua, con trentacinque gradi, accompagnato unicamente da una crescente fatica. Bel quadretto!
Sotto sotto però questo è quanto spaventa tutti: io stesso e i miei amici abbiamo iniziato insieme, prefiggendoci di allenarci insieme, di fare la gara insieme... insomma, all'italiana!
Lo abbiamo fatto per alcuni mesi, ciacchierando durante le sessioni e così fino a Parigi.
Ma ecco la prova della verità: siamo partiti in gruppo e abbiamo perso un elemento dopo trecento metri, un altro dopo cinque chilometri, uno al venticinquesimo e, infine, i due reduci si sono staccati in prossimità del trentesimo. Morale: ognuno ha corso la fase più dura da solo...
E così ad Amsterdam: partiti in cinque siamo arrivati tutti separatamente, correndo quasi la totalità della maratona in solitario.
Chiunque l'abbia sperimentato, poi, può testimoniare che se si sbatte sul muro del trentacinquesimo chilometro non c'è compagnia che salvi e si può contare solo su una mente salda e sulla propria fede - che prende anche chi non l'ha mai avuta - nell'Altissimo.
Correre è anche questa sfida psicologica contro l'umano timore della solitudine, d'altra parte per i classici l'eroe è l'uomo a cui stanno strette le fattezze umane, è il semidio.

venerdì 6 novembre 2009

Piove!


Finalmente è arrivata la brutta stagione.
Dico finalmente e non sono ironico. Odio il caldo e adoro sciare, quindi il periodo che va da novembre a marzo è decisamente il mio preferito.
Come l'anno scorso, però, il mio urlo di gioia mi si strozza in gola: corsa e pioggia non vanno particolarmente d'accordo.
Stavo cominciando a lamentarmi tra me e me delle piogge che bagnano Verona in questi giorni, quando invece sono giunto alla conclusione che non è così male.
In primo luogo mi diverto a correre sotto l'acqua, un divertimento proprio infantile, come quello del bambino che si butta nel fango dopo gli allenamenti di calcio (quel bambino sono io ovviamente), ma che colpisce anche gli adulti.
In secundis correre in queste giornate è più tranquillo in quanto il tempo elimina tutti i cosiddetti "sportivi della domenica", caratterizzati da:
- fare sport solo e rigorosamente sabato pomeriggio e domenica mattina;
- fare sport solo e rigorosamente se c'è sole (non troppo freddo, non troppo caldo);
- avere tutte le attrezzature più tecniche e l'abbigliamento più alla moda per poi fare un km di corsa in 7 minuti o bloccarsi in bici sulla rampa del garage;
- essere convinti di essere degli sportivi solo per avere le attrezzature più tecniche e l'abbigliamento più alla moda.
Se sapete cosa vuol dire correre da soli in un percorso dove d'estate non si riesce neanche a camminare senza pestare i piedi ad altre cinquecento persone, allora mi capite. Preferisco decisamente cappuccio in testa, sguardo basso e pioggia che scivola sul naso.
Infine, diciamocela tutta, la corsa è uno sport duro, quindi correre col freddo e con la pioggia fa parte del gioco e ci rende tutti più eroi e, come avevo già spigato a suo tempo, meno eroi siamo, meglio è.
Piove, governo (qualunque governo) ladro.

lunedì 2 novembre 2009

Rassegna stampa


Pagina 42 Corriere di sabato scorso.
C'è un'articolo carino che recensisce due libri sul "tema maratona" e, nel farlo, descrive in qualche passaggio la forma mentis del maratoneta.
Mi ci sono rivisto!
Riporti qui di seguito i passaggi che mi sono piaciuti di più.
Inizia così: "Al contrario di quanto si crede, la corsa non fa bene alla salute. Chiunque la pratichi con passione - una passione che assume spesso risvolti sinistramente morbosi - si accorge quasi subito che si tratta di un'attività dannosa. Intendiamoci, corricchiare per una mezz'oretta nel parco sotto casa o sul tapis-roulant della palestra comporta tutti i noti benefici riconducibili al fitness, ma la corsa non c'entra niente col fitness. La corsa è una prodigiosa, incurabile malattia della mente. Per fortuna la maggior parte dell'umanità ne è immune: di solito uno comincia per dimagrire, continua per qualche mese e poi smette" ... " Ma su alcune persone - quasi sempre soggetti predisposti al solipsismo e a forme di piacere larvatamente masochistiche come il controllo della sofferenza - la corsa attecchisce con violenza. In pochi mesi i nuovi adepti aumentano la frequenza delle uscite e la distanza da percorrere, cominciano a consultare le riviste specializzate per costruirsi le prime tabelle di allenamento, perdono il grasso della faccia e del collo (più tardi tutto il grasso) e si dirigono soli e felici verso la loro prima maratona".
Poi descrive ancora meglio la malattia mentale del maratoneta: "La disciplina a cui il maratoneta si sottopone è certo interiore, ma sempre vincolata alla schiavitù del chilometro. Corre ossessionato dal coprire l'intera distanza - 42.195 metri - nel più breve tempo possibile e lavora ogni giorno per resistere al ritmo che si è imposto. Resistere, resistere a quell'andatura: la sua filosofia di vita gira intorno al concetto di resistenza. Il maratoneta non è l'uomo più bello, non è l'uomo più forte, non è l'uomo più veloce, il maratoneta è l'uomo più resistente. Ma la sua resistenza è il frutto di una mente costantemente assediata dal fallimento, una mente per nulla pacificata, nonostante le morbide carezze delle endorfine".
Buona settimana a tutti.