martedì 25 maggio 2010

La sofferenza del maratoneta

Ieri sera esordio stagionale con bici da corsa.
Si, tardi, ma d'altro canto non c'è mai tempo, pare che la giornata sia di 24 ore dicono, non saprei, io non sono mai stato forte in matematica.
Inforcando il mio cavallo d'acciaio temevo già le molteplici fatiche da prima uscita.
Così non è stato.
Grande stupore.
Quasi sgomento oserei dire.
Sono stati 37 km di puro orgoglio.
Pianura e salita, salita e pianura. Si faceva fatica, ma una fatica e una sofferenza nulle ed irrilevanti rispetto a quelle cui è abituato un percorritore di 42 km di corsa!
Ero già a conoscenza dei poteri benefici della corsa, ma ieri ne ho avuto ulteriore dimostrazione. Praticamente correre ci sta facendo diventare dei piccoli Terminator: inarrestabili, invincibili e senza sentimenti.
Non siamo ancora dei killer spietati, ma per questo c'è tempo.
A queste filosofiche conclusioni sono giunto in cima alla salita e l'ho comunicato gentilmente al mio compare a suon di parolacce. Lui pare ne fosse già edotto, io ero un passo indietro.
Arrivati sul cucuzzolo della montagna ("con la neve alta così") dalla felicità mi sono lacerato le vesti e, come da tradizione, ho percorso la discesa completamente privo di ogni indumento.
Emozioni uniche.

Imparare a soffrire fisicamente e psicologicamente grazie alle maratone è un dato che nessuno forse capirà mai fino in fondo, ma noi ora ci sentiamo pronti ad ogni mirabolante avventura.
Sportiva e lavorativa.
Con un unico comun denominatore: la nudità!

3 commenti:

  1. ahahahhaha, il post è ancora migliore se si legge con l'incontenibile Rita Pavone in sottofondo!

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  2. spettacolo il sottofondo!

    ciao santuzza!

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