Eccoci al gran finale.
La tappa di chiusura ci viene preannunciata come la più completa in termini di tipologia di fondo. Ci troveremo ad affrontare un suolo semi compatto, una sabbia desertica come quella incontrata nella prima tappa ed un tratto di bagnasciuga in riva all'oceano.
La tappa di chiusura ci viene preannunciata come la più completa in termini di tipologia di fondo. Ci troveremo ad affrontare un suolo semi compatto, una sabbia desertica come quella incontrata nella prima tappa ed un tratto di bagnasciuga in riva all'oceano.
Alla partenza l'euforia è alle stelle anche se, per quello che mi riguarda, la stanchezza si fa sempre più sentire sulle gambe. Il gonfiabile dello start è a brevissima distanza dal nostro hotel e così, dopo il rito del riempimento camelback, ci posizioniamo diligentemente sulla linea di partenza sulle note delle solite improbabili canzoni trionfalistiche.
La competitività è ormai altissima. Ho già addocchiato due o tre personaggi che non dovranno assolutamente arrivare prima di me e la voglia di non sfigurare mi fa venir voglia di partire fortissimo. A pochi minuti dal via capisco, dall'immancabile introduzione alla tappa di Adriano, che questi 21km risucchieranno tutte le mie energie residue.
Scambio due battute con il Bia ed il suo solito stato di sovra-eccitazione mi fa venire la ridarola.
Pistolata e si parte.
Mi sento bene e dopo poco mi ritrovo a superare una decina di partecipanti ma perdo quasi subito di vista la lepre Bia.
Al decimo chilometro i miei piedi entrano in contatto con il primo tratto di sabbia desertica e la fatica prende il sopravvento. E' tutto un saliscendi e le precedenti tappe non mi hanno lasciato molto carburante da utilizzare. Comincio a tratti a camminare e vengo raggiunto più volte da concorrenti che avevo distaccato nelle tappe precedenti. Il percorso passa anche da alcuni villaggi, che mi aiutano a non pensare alla fatica e, con i soliti saluti e battiti di mani, mi danno forza per ripartire.
Ad un certo punto, una visione mi appare all'orizzonte: una spiaggia vuota con un ampissimo bagnasciuga. Parto come un razzo e riprendo due o tre posizioni a 4.30min/km.
Non mi era mai capitato di correre su un simile fondo e l'esperienza è stata davvero entusiasmante.
Mi sento come in pista e vado come un razzo.
L'euforia però svanisce quasi subito: dopo quasi un chilometro il bagnasciuga termina bruscamente e si risale sulla sabbia della spiaggia.
Alzo gli occhi e vedo davanti a me una salita titanica.
Arranco, non ce la faccio più, ma in lontananza vedo il Bia (se ricordo bene era nudo) con una bottiglia d'acqua in mano che mi viene incontro urlando cose incomprensibili.
Bevo un sorso e capisco quello che sta farneticando: il traguardo è a poche centinaia di metri!
Non mi sembra vero. Capisco di aver raggiunto la fine.
Con altri 3 corridori/cadaveri stendiamo al vento una bandiera italiana e passiamo sotto il traguardo tra gli applausi di chi è arrivato prima di noi.
La competitività è ormai altissima. Ho già addocchiato due o tre personaggi che non dovranno assolutamente arrivare prima di me e la voglia di non sfigurare mi fa venir voglia di partire fortissimo. A pochi minuti dal via capisco, dall'immancabile introduzione alla tappa di Adriano, che questi 21km risucchieranno tutte le mie energie residue.
Scambio due battute con il Bia ed il suo solito stato di sovra-eccitazione mi fa venire la ridarola.
Pistolata e si parte.
Mi sento bene e dopo poco mi ritrovo a superare una decina di partecipanti ma perdo quasi subito di vista la lepre Bia.
Al decimo chilometro i miei piedi entrano in contatto con il primo tratto di sabbia desertica e la fatica prende il sopravvento. E' tutto un saliscendi e le precedenti tappe non mi hanno lasciato molto carburante da utilizzare. Comincio a tratti a camminare e vengo raggiunto più volte da concorrenti che avevo distaccato nelle tappe precedenti. Il percorso passa anche da alcuni villaggi, che mi aiutano a non pensare alla fatica e, con i soliti saluti e battiti di mani, mi danno forza per ripartire.
Ad un certo punto, una visione mi appare all'orizzonte: una spiaggia vuota con un ampissimo bagnasciuga. Parto come un razzo e riprendo due o tre posizioni a 4.30min/km.
Non mi era mai capitato di correre su un simile fondo e l'esperienza è stata davvero entusiasmante.
Mi sento come in pista e vado come un razzo.
L'euforia però svanisce quasi subito: dopo quasi un chilometro il bagnasciuga termina bruscamente e si risale sulla sabbia della spiaggia.
Alzo gli occhi e vedo davanti a me una salita titanica.
Arranco, non ce la faccio più, ma in lontananza vedo il Bia (se ricordo bene era nudo) con una bottiglia d'acqua in mano che mi viene incontro urlando cose incomprensibili.
Bevo un sorso e capisco quello che sta farneticando: il traguardo è a poche centinaia di metri!
Non mi sembra vero. Capisco di aver raggiunto la fine.
Con altri 3 corridori/cadaveri stendiamo al vento una bandiera italiana e passiamo sotto il traguardo tra gli applausi di chi è arrivato prima di noi.
Non mi reggo in piedi, le spalle mi bruciano e la testa mi pulsa.
In me sento un misto di felicità e tristezza. Felicità per aver finito di soffrire ed aver portato a termine una gara lunghissima, ma profonda tristezza per aver concluso una dell'esperienze più belle della mia vita.
In me sento un misto di felicità e tristezza. Felicità per aver finito di soffrire ed aver portato a termine una gara lunghissima, ma profonda tristezza per aver concluso una dell'esperienze più belle della mia vita.
Ora si tratta solo di trovare una nuova impresa da portare a termine!
Onore
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