mercoledì 21 aprile 2010

Terza avventura - il viaggio

Eccoci qui, tornati stanchi ma felici.
Partenza venerdì pomeriggio con pulmino da nove posti noleggiato abilmente dalla recluta Cappa (recluta, neo maratoneta, amante del naturismo e futuro co-autore del blog).
Nove posti per cinque persone. Vogliamo stare larghi.
Un secondo dopo la partenza veniamo contattati dal sig. Rogito che ci chiede un passaggio per Vienna: il suo volo è stato annullato per motivi oscuri, c'è chi dice sia colpa della nube islandese, mentre altri raccontano una versione molto più credibile che parla di un rifiuto di salire sull'aereo causa mancanza sull'aereomobile di set per pulire stivali e causa scarsezza dei piatti di pasta serviti.
Il gruppo aumenta a sette e si parte.
La guida sportiva di Cappa fa tremare le pareti del pulmino: proprietario di 5 cellulari infatti, l'autista intratteneva relazioni telefoniche con 5 ragazze diverse (una per telefono) e negli intervalli di tempo guidava. Paura e sgomento.
Rifocillati da una birra e un camogli, servitici direttamente da Max Pezzali, abbiamo attraversato il confine e dopo un veloce cambio alla guida (Cappa si era comprato un sesto cellulare in autogrill e doveva leggere le istruzioni), siamo arrivati in un ostello molto carino ove ci siamo addormentati grazie al delicato profumo di piedi sudati proveniente da un gruppo di ragazzotti di dubbie origini.
Il giorno dopo l'imperativo era solo uno: vincere!
Ah no quella era un'altra cosa. Meglio soprassedere per ora.
L'imperativo era: camminare poco.
E così è stato. Colazione con brioches calde, giro turistico, ritiro dei pettorali, pranzo abbondantissimo e dormita sulle panchine del parco. La giornata perfetta.
Tornati in ostello abbiamo trovato in camera un nuovo ospite, eccolo:
il nostro Presidente era venuto a salutarci per farci personalmente i suoi auguri per la maratona.
Abbracci, applausi e tappi di champagne che volavano.
Grande gioia.
Causa impegni improrogabili (pare dovesse andare a tagliare le corde vocali a tal Gianfranco F. per impedirgli ancora di parlare) il presidente ci ha salutato ed è andato a prendere un vagone letto in direzione di Roma. Questa l'ultima immagine che abbiamo di lui: Terminata l'operazione lavaggi e docciamenti (con certi di noi è stato complicato viste le dimensioni della doccia rapportate alle dimensioni del membro) ci siamo diretti dai Terroni ove abbiamo consumato, come da tradizione, un abbbònndante piatto di pasta italica, ma tanta proprio.
La branda e il water erano il nostro unico obiettivo per la serata. Obiettivo raggiunto per quasi tutti i maratoneti tranne uno, non faccio nomi, che letteralmente "pieno di merda" si è rannicchiato nel suo lettino in attesa del grande giorno.

martedì 20 aprile 2010

Sempre maratoneti

Anche Vienna è andata con grandi risultati per tutti ed immensa soddisfazione.
Dateci qualche giorno per avere il tempo di concepire un resoconto ASAP.
Grandi novità attendono anche il blog, con il probabile ingresso di un nuovo redattore!

venerdì 16 aprile 2010

Si parte!



Bene, dopo mille peripezie oggi si parte per Vienna.
Noleggiato pulmino, poi dipinto a mano con i colori sociali e comprate le birre. Non manca nulla.
Stavolta siamo in 7 (6 più il Generàl), rimane lo zoccolo duro che è l'importante. Ognuno ha i suoi obiettivi, a me piacerebbe stare sotto il tempo della scorsa volta in primis (3h, 50min e 51sec), poi di quanto preferisco dirlo il meno possibile per scaramanzia, clod vuole abbattere la barriera del suono, cappa vuole vomitare dopo il 42km, mentre il Generàl vuole trovare un paio di belle austriache da molestare lungo il tragitto.
Questione di feeling.
Adios.

lunedì 12 aprile 2010

L'infortunio è sempre in agguato


Il mentore doveva venire a Vienna per fare la mezza maratona, ma si è infortunato.
Rabbia, odio, fastidio, rancore. Lo volevamo con noi e possiamo solo capire quanto fastidio possa dare un imprevisto (chiamiamolo imprevisto..) del genere dopo mesi e mesi di preparazione in vista della gara.
Un minuto di silenzio.

mercoledì 7 aprile 2010

Marcia di avvicinamento

Bene, siamo pronti per la nuova mirabolante avventura.

Tra dieci giorni saremo in terra austriaca per cercare di abbattere ogni record.
Da segnalare in particolar modo il ritorno del General.
Del nuovo adepto già a lungo abbiamo parlato, fa notizia, è bravo si impegna, si lamenta e vomita, ma di General ce n'è uno e tutti gli altri son nessuno.
Come vi ricorderete (?!!?) nella missione olandese non eravamo guidati dal nostro Generale, eravamo numerosi, armati fin ai denti e ben addestrati, ma privi del nostro faro, della nostra luce guida.
Imprigionato alla Bastiglia dopo la maratona di Parigi il General sembrava perduto, troppo forti quelle dichiarazioni contro quel governo che lui tanto ha amato ma che nulla gli ha dato in cambio.
Fortunatamente un suo vicino di cella era tal Abate Faria, un ragazzotto che col cucchiaio se la cava molto bene. Storie simili le loro, in particolare entrambi sono stati imprigionati dopo una maratona: il General per le note vicende politiche e l'Abate Faria per aver battuto sia Gebrselassie che Bikila alla maratona di Parigi di qualche anno fa.
Dopo un inizo di amicizia burrascoso (pare infatti che il Generale volesse approfittarsi in doccia del povero Abate Faria), i due sono diventati molto legati tra loro e il religioso ha coinvolto l'esperto condottiero in un'evasione che passerà alla storia come "la notte dei lunghi spinelli" a causa dell'abitudine del Generale di abbandonarsi all'oppio prima di ogni sua leggendaria impresa.
Noi avevamo perso ogni speranza finchè un giorno durante il consueto allenamento domenicale è comparso anche lui: viso scavato, capello lungo, calzettoni gialli e neanche la minima parvenza di pantaloni.
Dopo gli ossequi e i saluti di rito (ricordate: la prima regola del Generàl è non toccare mai il Generàl) abbia iniziato a correre insieme. Con la grinta che ha sempre contraddistinto le sue missioni oltre oceano è stato con noi per qualche km, poi ha proseguito del suo ritmo facendo ovviamente quanto si era prefissato (ricordate: la seconda regola del Generàl è mai molàr).
Dice che probabilmente sarà dura per lui arrivare in fondo ai 42, ma ce la metterà tutta e noi siamo con lui.
Nel frattempo il giovane adepto ha messo a segno 30 km a 4'22'' al km, non male! Io e clod (vi ricordo che ha cercato di sostituire il Generàl in terra olandese e per questo motivo oggi è privo di tutti e quattro i mignoli) proseguiamo del nostro ritmo con obiettivi differenti: lui vuol stare sulle 3h e 15/20min, mentre io sulle 3h e 35/40min. Vedremo.
L'impero austro-ungarico ci fa una sega.

giovedì 1 aprile 2010

Erregi

L'erregi (RG) è l'incubo del mio amico K. Lui non sa cosa sia l'erregi perché proprio non vuole pensarci, è un rifiuto psicologico.
Ho cercato di spegargli in tutti i modi che gli allenamenti vanno, in linea di massima almeno, parametrati sul ritmo gara, ma lui no: o corre dieci chilometri a sette e quarantadue o ne corre cinquanta a quattro e dodici. La via di mezzo non esiste.
Per la verità a volte lo incrocio fare solitari e misteriosi allenamenti sui quali vige la più totale omertà, come nel caso Claps.
Comunque tra due settimane saremo a Vienna e bisognerà pur sceglierlo il proprio erregi. In teoria andava deciso e perfezionato facendo i Tergat, ma ormai son passati!
Io, tra l'altro, ho saltato il secondo per uno stiramento...proprio ora.

Si può sempre recuperare la regola del tempo mezza maratona moltiplicato 2.15 (TMx2.15) per stare sul sicuro. E' importante non strafare, per questo non ha senso partire forte per inevitabilmente capitolare al trentesimo.
Vanno poi menzionate la varie teorie sulla gestione della gara. Alcuni preferiscono partire veloci e rallentare in fondo, altri andare regolari regolari, altri partire piano e accelerare in fondo.
Secondo me la prima strategia va rinnegata e fuggita come la peste: significa correre nell'incubo della crisi (che arriverà). Le seconde due sono entrambe buone, a seconda di come ci si trova.
Sul sito eifler.com propongono una suddivisione della gara in tre parti, di cui la prima da correre più lenta del proprio RG, la seconda a RG e la terza sotto il proprio RG. Mi pare che possa avere senso, però secondo me dal calcolo automatico emerge una differenza di ritmo troppo accentuata tra frazioni: viene fuori una gara in progressione! Personalmente non credo sarei in grado di correre in quel modo, però riducendo la differenza tra ritmi penso possa essere un buon cirterio orientativo quello di risparmiare un po' di birra per la fine, partendo con calma per non bruciare tutti gli zuccheri buoni subito.
Sul sito si leggono anche interessanti, anche se forse scontati, consigli, come quello di non "pestare" troppo nelle eventuali salite, perché lì ci si gioca tutto! Per quanto riguarda poi tutte le elucubrazioni sul battito cardiaco io non sono un grande appassionato e corro senza cardiofrequenzimetro, quindi se volete saperne di più non so nemmeno dove indirizzarvi...
Un avviso (minaccia) interno: K alla prossima cena portiamo un PC e io e Bia analizziamo tutti i dati del tuo Garmin. AHAHAHAHHAHA. Autista, autista...

lunedì 15 marzo 2010

Carrozzine e cagnolini

Ieri ennesimo capitolo dei lunghissimi domenicali. 30 km di deliranza.
Già correre 30.000 metri lungo le solite strade veronesi è alienante, correre poi da soli ti fa seriamente valutare l'ipotesi di farla finita.
Tutti da soli per vari motivi, ma anche se fossimo partiti insieme dopo pochi km si sarebbe corso in solitaria visti i differenti ritmi.
Io sono andato verso le 15.30, prima volta che vado a correre di domenica pomeriggio.
Non lo farò mai più.
Innanzitutto non riuscivo ad alzarmi dal divano, ci è voluta tutta la buona volontà che ho messo da parte in 20 anni di studi (e ne ho messa da parte davvero tanta...), in secondo luogo son rimasto stupito dalla diversità della fauna che si aggira la domenica pomeriggio rispetto alla domenica mattina.
Di solito, infatti, vado di mattina, c'è gente che corre, che va in bici, che passeggia, ma diciamo cha hanno tutti un andazzo sportivo o semi-sportivo, il pomeriggio è il contrario, c'è la classica rilassatezza da fine settimana che sta per finire, il che non sarebbe un problema, ma lo diventa quando uno sta facendo 30 km e non vede l'ora di tornare a casa.
Sostanzialmente c'è un'invasione mai vista di cani e bambini, che fa anche molta allegria, ma che ti fa sentire Alberto Tomba. Slalom continui, bambini che spuntano dai tombini e ti afferrano le caviglie, genitori che urlano ai bambini qualunque cosa, carrozzine che vengono lanciate per perdita di pazienza, mamme che piangono perchè le carrozzine sono state lanciate, cani che mordono i bambini, bambini che mordono i cani e chi più ne ha più ne metta.

All'andata c'era il sole, si stava bene, avevo un sorriso per tutti, salutavo i bambini e accarezzavo i cani, sembravo San Francasco d'Assisi. Al ritorno ero stanco morto, c'era buio, ne avevo fin sopra i capelli di correre, sgambettavo i bambini e lanciavo petardi addosso ai cani, sembravo Hitler.
All'andata sembra che tutti ti sorridano e ricambi il sorriso, al ritorno sembra che tutti ti guardino storto e vorresti dirgli: "cazzo vuoi panzone?".
Di runner non se ne incontrano tanti di domenica pomeriggio e quelli che vedi hanno la tua stessa faccia, una faccia contrita che recita: "mai più di pomeriggio, mai più lo giuro. Vi prego uccidetemi, non ce la faccio più".
La tragedia arriva al suo apice al momento della dimenticanza delle chiavi di casa, lì vorresti tornare indietro, cercare tutti i bambini e tutti i cani che hai incrociato durante il tragitto e semplicemente gettarli nel fiume come una sorta di rito sacrificale.
La corsa porta serenità.