martedì 6 luglio 2010

Questione di sensi

Volevo edurre voi lettori su un paio di accadimenti che hanno coinvolto tre membri del gruppo nell'ultima settimana.
Sostanzialmente vi racconterò due storie degne del miglior Esopo.

--Un cieco vede un amico sordo e lo chiama a gran voce--
Protagonisti: clodrunner ed io
Luogo: La Sorte

Trama: è quasi ora di cena, lo stomaco brontola, il caldo non permette una respirazione regolare, ma si deve correre, è scritto nelle stelle. Io e il mio amico ci troviamo al solito posto ed iniziamo l'allenamento. Dopo un paio di chilometri di riscaldamento lui si gira verso di me e mi fa: "là in fondo c'è una donna nuda, aumento il ritmo così vado a controllare"; non provo neanche a stargli dietro, le donne mi piacciono solo quando sono vestite.
Mentre si allontana gli dichiaro che forse correrò meno del previsto.
Ognuno del suo ritmo come sempre e questa festa non deve finire.
Perchè la festa siamo noi.
Dopo poco decido comunque di fare il giro prestabilito e tengo per un po' sott'occhio l'amico-lepre che se la viaggia in lontananza alla ricerca della succitata donna nuda. Preciso che mi mancano quasi tre diottrie e non avevo lenti a contatto od occhiali nel frangente. Giunto su un ponte che permette una buona visibilità, distinguo CHIARAMENTE la sua figura che viaggia come una scheggia e gli urlo, tra improperi e fiato corto, che ci si vede alla fine come al solito per la consueta gara di scoregge.
Arrivo stanco e sudato. Umidità del 310%. Lui non c'è, io piango e scappo e casa. Subito dopo gli scrivo: "dove sei finito? Ti ho urlato che ci vedevamo alla fine. Sei sordo per caso? Non siamo più amici" e lui, infastidito per l'avvenuta scoperta della menomazione auditiva che nascondeva al mondo da anni, mi risponde: "sei tu che sei orbo mi avrai scambiato per qualcun altro".
Morale: se sei cieco è inutile che chiami un amico sordo, tanto lui non ti sente e tu, in realtà, sai benissimo che non lo vedi.

--Toglietemi tutto, ma non la carta igienica--

Protagonista: Cappa
Luogo: Quartiere borghese
Trama: è mercoledì, alle 20.00 il gruppo, agli ordini del Generale, si riunirà, per cena, a casa del vecchio Cappa per decidere la maratona autunnale. Lui sa che deve fare la pasta all'uovo, andare a prendere l'aragosta e togliere la marronata di pere dal forno.
Nonostane questi onerosi impegni decide di correre.
Finisce di lavorare, torna a casa velocemente, inforca il suo completino da runner e parte,con l'obiettivo di fare pochi chilometri, ma di qualità. Tanta qualità.
Purtroppo quella che doveva essere una marcia trionfale verso la cena si trasforma in un'agonia senza precedenti.
Fin dai primi momenti, infatti, il ragazzo si accorge che qualcosa non va dal punto di vista gastrointestinale. Il suo apparato digerente, sviluppatosi ormai oltre l'umana comprensione, va a singhiozzo.
Sente sfuggire dalle sue giovani mani le redini del suo enorme intestino.
Dopo qualche tentativo di correre a casa a chiappe strette, capisce che ormai Mr. Brown sta facendo capolino. Senza neanche cercare di coprire le proprie vergogne si cala le braghe e fa ciò che sa fare meglio. Nessun fazzoletto, neanche un pezzo di carta e la paura di usare fogliame velenoso rendono ancora più epica la vicenda.
Salutato, SENZA toccarlo, il mentore incrociato sulla strada del ritorno, si lava tutto tranne le mani e aspetta ansioso l'arrivo degli amici.
Morale: non importa quanto tu sia ricco, davanti alla mancanza di carta igienica siamo tutti nella stessa merda.


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