L'anno sta giungendo alla conclusione e, come è normale che sia, ci si guarda indietro e si valutano i passati dodici mesi cercando di capire se la nostra esistenza in questa valle di lacrime abbia o meno avuto un senso.
Noi siamo degli eroi - status che abbiamo a pieno titolo acquisito dopo aver portato a termine la prima storica maratona parigina - quindi la nostra esistenza ha, in realtà, sempre un senso.
Partendo da questo postulato cercherò lo stesso avventurarmi nell'analisi della nostra annata da pseudo/psycho-runners.
Nei mesi invernali lo sci la faceva da padrona, la neve fresca regnava nei nostri cuori e quanto risotto mangiare la sera era l'unico motivo che ci spingeva ad arrivare a fine giornata.
Nonostante ciò mai mi scorderò della prima (e spero ultima, ma conoscendomi, e conoscendo il buon vecchio Clodrunner, so bene che è una speranza a dir poco vana) esperienza di corsa sulla polvere bianca.
No non eravamo in Colombia.
No non era un party con Lapo Elkann.
Il luogo era la Val di Fassa e il freddo aveva prodotto in noi il classico "effetto-gamberetto" che solo i maschietti possono capire appieno.
Sprofondavamo ad ogni passo come Frodo Baggins nella palude della Terra di Mezzo e il freddo ci ghiacciava la barba producendo in noi la simpatica sensazione paragonabile a quella che si prova quando circa un miliardo di aghi trafiggono allegramente la faccia.
Per informazioni chiedere all'affabile Hellraiser
La primaverile fioritura dei peschi e le prime scagazzate dei volatili di ritorno dalla migrazione ci hanno ricordato che era decisamente ora di dedicarsi solo ed unicamente alla corsa.
Se volevamo arrivare a Vienna in una condizione fisica degna di questo nome dovevamo aumentare i chilometri e diminuire i chili, pur essendo molto tentati dal proseguire il letargo e, quindi, diminuire i chilometri e aumentare i chili.
Qui, però, il runner si differenzia dall'uomo comune.
L'uomo comune a marzo crede di avere ancora tempo per presentarsi alla prova mutanda (prova bikini per i più sofisticati) in forma smagliante; il runner, invece, sa che che deve allenarsi il più possibile se non vuole rischiare di arrivare alla maratona di fine primavera invocando una catastrofe naturale di portata mondiale pur di non gareggiare.
L'allenamento è andato abbastanza bene, abbiamo spesso corso senza vestiti in pieno centro per manifestare il nostro dissenso contro una qualunque riforma di un qualunque governo.
La successiva maratona di Vienna ha segnato miglioramenti per tutti.
Solo il Generàl pare (la fonte non è certa) si sia ritirato a 90 metri dalla fine, quando era primo, per andare seduta stante in un night club.
Non sapremo mai la verità.
Il governo del Kirghizistan (paese di cui il nostro condottiero è ambasciatore all'ONU) ha insabbiato la vicenda.
L'esatate ci ha visto rischiare la vita più e più volte.
Only the brave.
Nonostante la calura, infatti, ci allenavamo regolarmente in vista della successiva maratona.
Con l'intento di sfuggire al totale disagio termico, più volte sono andato a correre la mattina presto prima di andare al lavoro per evitare la canicola.
Un disastro.
Un dramma infinito.
A metà mattina mi chiudevo in ufficio, staccavo il telefono e, dopo essermi sdraiato sul tappeto, mi mettevo a dormire fino a sera alimentandomi con qualche flebo di pasta alla carbonara.
Eccomi verso le undici e trenta.
Il calore estivo mi rovina la vita.
Probabilmente sono stato partorito in artide e qui allevato da una famiglia di orsi polari che hanno forgiato il mio carattere.
Per combattere gli inesorabili gradi segnati dal termometro Clod ed io, durante un pigiama party organizzato in nostro onore, abbiamo deciso di darci al mountain running (il fratello nerd dello skyrunning n.d.r.) e ci siamo dilettati in qualche uscita in tal senso,.
Una volta si è aggiunto anche il vorace Cappa il quale, giurando su ciò che ha di più caro al mondo, ci ha solennemente promesso (prima che fosse terminato il primo km) che non sarebbe venuto mai più.
Le foglie ed i capelli hanno iniziato a cadere e l'autunno è arrivato catapultandoci a Monaco dove abbiamo abbattuto ogni record personale.
Il 10.10.2010 è stata una giornata epica: maratona alla mattina, birra dopo la maratona, cambio d'abiti veloce, birra in albergo, panino al burger king come aperitivo e chiusura in grande stile alla birreria HB tra uno stinco di porco e una serie di litri di birra.
La continua enfatica ripetizione della parola birra serve a giustificare la successiva gara di scoregge (più o meno volontarie) che in ostello ci ha tenuto compagnia fino al momento della buonanotte.
Birra.
La disamina finisce con il ritorno del generale inverno che è appena iniziato all'insegna dell'unica emozione per cui vale la pena vivere: la competitività.
Il piano corse/piano di battaglia per il 2011 è infatti degno del miglior Sylvester Stallone.
E se era l'america che doveva avere paura di un Rambo incazzato come un leone a cui hanno appena strizzato le palle, è oggi l'Italia (e la Norvegia) che deve temere un plotone di giovani veronesi il cui unico scopo è quello di confermarsi come inossidabili corridori nudisti pronti a tutto.
Oggi dieci ripetizioni da 400mt.
Son già morto.