giovedì 22 ottobre 2009

La seconda avventura - parte 2


Domenica mattina sveglia ore 8.
La partenza è prevista per le 10.30.
Ci alziamo e ci riuniamo per l'ormai tradizionale pigiama party a base di fette biscottate, marmellata, flebo di vario tipo e vin brulè (o forse erano proprio flebo di vin brulè).
Dopo aver fatto tutto con calma ci rendiamo conto di essere in ritardo e cominciamo a correre, come se i 42 km e spicci non bastassero.
Tra i vari inconvenienti fantozziani, occorsici prima della maratona, è da annoverare al primissimo posto il mancato arrivo dell'ascensore: usciamo dalla camera e clicchiamo l'appostito pulsante. L'ascensore non arriva. Passano i minuti, aumenta la gente in attesa e l'ascensore non arriva. Blocchiamo un'inserviente e le chiediamo dove sono le scale. Le scale non ci sono, ci sono solo quelle di emergenza, ma se la porta d'emergenza viene aperta scatta l'allarme e la Gestapo viene a prenderci. L'ascensore non arriva.
Dopo un bel po' l'ascensore, sospinto da improperi di ogni genere, finalmente arriva.
Prendiamo -sempre e rigorosamente corricchiando- prima il tram e poi la metro e dopo aver lanciato il bagaglio nel punto di raccolta, in pieno stile lancio di granata talebana, ci dirigiamo dentro lo stadio, dove, dopo pochi minuti, viene dato il via.
Segno della croce e si parte.
Subito Clodrunner (la lepre, n.d.r.) si stacca e va del suo ritmo, rimaniamo in tre compatti fino al km 15. A quel punto io decido, inconsapevolmente, di aumentare il ritmo, perdendo di vista gli altri due.
Mi sento bene e vado.
Il mio secondo nome è inesperienza, poi capirete il perchè.
Le emozioni sono molto simili a quelle provate in terra francese: pur essendoci molta meno gente a guardare gli eroi che corrono, rimango comunque colpito da un paio di scene che mi hanno davvero strappato un sorriso.
In entrambe la protagonista è una bambina.
Intorno al km 20 c'è questa bimba biondissima con in mano un fiore che lo porge ai maratoneti, un corridore di fianco a me lo prende e la bambina ride. Fantastico.
Subito dopo il km 30 un'altra bambina, molto più risoluta, incita i corridori con un cartello recante la scritta a pennarello "You can do it"!
Brividi.
Anche stavolta vedo a più riprese fanciulle che aspettano il loro eroe al km prestabilito, lo incitano e, probabilmente, gli promettono ricompense "particolari" se arriverà vivo alla fine.
Non posso garantIrvelo perchè non mastico molto bene l'olandese, ma per me il senso era quello.
Tutto procede abbastanza bene, decido di rallentare un po' per conservare le ultime energie e intorno al km 35 mi compatto con l'altro eroe parigino che mi raggiunge.
Corriamo insieme per 2-3 km poi io vedo nero, rallento clamorosamente e faccio gli ultimi 4 km in totale agonia, non ne avevo proprio più.
Alla fine arriviamo con:
- 3h e 27 min (Clodrunner);
- 3h e 48 min (Lorenzo, detto anche il latitante del blog);
- 3h e 50 min (io che ho giustamente pagato l'aumento di ritmo da sbruffone al km 15);
- 3h e 58 min (il novellino, complimenti a lui. Probabilmente, però, non camminerà mai più).
Dopo aver divorato un intero albero di banane ci ritroviamo tutti al punto prefissato.
Baci, abbracci e pacche sulle spalle.
Ognuno ha raggiunto l'obiettivo che si era prefissato. Grande gioia.
Sono, doverosamente, da citare anche due nostri amici che si son aggiunti al gruppo: il primo, molto ma molto veloce, ha archiviato la faccenda in 2h e 42 min (!!!!!!), il secondo, giovane virgulto poco allenato e mezzo infortunato, l'ha comunque portata a casa in 5h e 10 min.
Complimenti e bravi tutti!

2 commenti: