Fino a quest'estate - pur essendo da circa tre anni un podista con qualche maratona all'attivo e altre varie garette - da quando abbiamo iniziato a correre solo un'esperienza mi era rimasta davvero nel cuore.
La prima.
La maratona di Parigi non me la dimenticherò mai.
La novità, la grandissima fatica data dall'allenamento nullo, l'incontenibile gioia finale e il non riuscire a camminare normalmente per una settimana.
Quest'anno però mi sono dovuto ricredere e ho corso ben due gare il cui racconto non ha nulla a che invidiare al contenuto delle pagine scritte da Edmondo de Amicis: la maratona di Tromso col sole di mezzanotte e la Dolomites Skyrace arrampicandosi verso l'Olimpo.
Non soffermandomi a parlare di Tromso, in quanto vi abbiamo già tediato abbastanza, richiamerò la vostra attenzione sulla nostra ultima esperienza dolomitica cercando di farvi capire perchè non la scorderò fino all'ultimo dei miei giorni.
I motivi sono tre.
Innanzitutto il gruppo.
Sette runners: Clodrunner, io, l'alieno, la punta di diamante e altri tre amici pazzi come noi. Anzi di più. Ce n'era per tutti i gusti, da quello attento ad ogni dettaglio, fino a quello (anzi quelli!) addirittura senza scarpe da trail e pronti a correre la gara in infradito.
In secondo luogo il contesto.
Dormire in tenda in preda ad una smisurata ilarità, vedere dei veri skyrunners al briefing il giorno prima della gara (e poi superarli il giorno dopo sulle montagne) e mangiare come dei pazzi al pranzo offerto dall'organizzazione la domenica pomeriggio.
In terzo luogo la gara.
Il percorso, il clima e le dolomiti.
Proprio quest'ultimo è il punto saliente della vicenda.
La Dolomites - che tra l'altro è una gara ufficiale del campionato del mondo di skyrunning - doveva partire dal centro di Canazei (mt 1450), salire al passo Pordoi (mt 2239), salire sulla forcella Pordoi (mt 2829), arrivare in cima al Piz Boè (mt 3152) e poi scendere di nuovo fino a Canazei.
Ma non bisogna mai fare i conti senza l'oste e, infatti, dalla notte di sabato ha iniziato a nevicare in quota e a piovere in valle. All'inizio eravamo tentati di tornare a Verona a prenderci gli sci, poi abbiamo pensato di rimanere lì e correre lo stesso.
L'organizzazione però è stata costretta a modificare il percorso proprio poco prima della partenza. Troppo pericoloso salire fino in cima al mondo con quel tempaccio.
Gli skyrunners però sono una razza tutta particolare e avrebbero venduto madre, padre, moglie e figli al mercato nero di Caracas pur di fare il tragitto originario. Anche a costo di metterci venti minuti per fare un km con la neve fino al ginocchio.
Ma la sicurezza va prima di tutto.
Dicono.
Quindi ci siamo accontentati di fare un bel saliscendi comprensivio di ben due passi dolomitici (!). Il passo Pordoi e il passo Sella.
Tra discese in fiumi di fango, nevicate trasversali e salite di circa il 18%-20% ci siamo proprio passati una domenica mattina di ordinaria follia.
Vorrei rendere meglio l'idea delle condizioni del tracciato, eccovi un paio di foto:
Su due cose siamo stati tutti d'accordo: gara bellissima e meno male che non siamo arrivati a 3000mt, sarebbe stata davvero dura, molto più del previsto.
Ma quel che conta è che l'anno prossimo ci proveremo di nuovo, questo è sicuro!