domenica 14 dicembre 2014

Motivational autunnale: Marathon Man

Non è facile continuare ad avere motivazione dopo le gare autunnali, quando gli obiettivi agonistici sono molto distanti, comincia a fare freddo e le giornate si accorciano drammaticamente. Verrebbe automatico tirare i remi in barca ed aspettare fino a febbraio, quando però sarebbe troppo tardi per ricominciare in vista di un evento primaverile.
Quest'anno ho trovato conforto nell'autobiografia di Bill Rodgers, atleta americano pluricampione alla maratona di Boston e New York tra il 1975 ed il 1980. Immagino che molti leggendo il titolo del post abbiano pensato a Dean Karnazes, ma credetemi qui siamo ad un altro livello (verso l'alto): vincere quattro volte Boston e quattro volte New York è un'impresa irripetibile, pertanto penso che nessuno meglio del vecchio Bill possa rappresentare il "Marathon Man".
Obiettore di coscienza negli anni del Vietnam, il laureato Bill rimane folgorato dalla vittoria di Frank Shorter nella maratona olimpica del 1972. Così, tra lavori duri e sottopagati, rimette le scarpette con cui correva all'università e ricomincia a correre con l'obiettivo di vincere la maratona di Boston. Solo nel 1975, questo ragazzo che insegue il suo sogno con la spontaneità di un amatore come noi, ce la farà. Correrà, come fosse il Libro Cuore, vestendo una maglietta scritta a mano che riporta il nome del suo team di laureati squattrinati.
Insomma: una storia d'altri tempi, incomparabilmente più belli degli attuali.

domenica 16 novembre 2014

Atene: dove tutto è cominciato

Per chi, come me, ha frequentato il liceo classico, visitare Atene è un'esperienza di vita. Si può vedere l'Acropoli mille volte, ed in ogni occasione stupirsi come bambini. La culla della civiltà greca, madre della cultura occidentale, respira ancora dopo migliaia di anni. Ci sono pochi luoghi al mondo -e nessun altro in occidente- dove lo stesso popolo dell'epoca ricorda una battaglia del 490 a.c. e la corsa di un messo ad annunciare la vittoria che garantiva la libertà dall'invasore.
Roma è la citta eterna, vero, però come runner non sento lo stesso debito di riconoscenza spirituale che provo verso la capitale greca. Basta pensare che il primo premio della maratona di New York del 1974 fu un viaggio ad Atene per correre quella orginale!
Ad Atene, poi, si può festeggiare con una birra locale prodotta dal 1864 (chissà se Garibaldi l'ha provata).
Ecco il racconto di Max: "Questo non può essere il solito resoconto perché quella che abbiamo corso è la maratona delle maratone. Atene è quello che personalmente mi serviva e devo dire che non potrei essere più soddisfatto; ma andiamo con ordine.
Il gruppo dei partenti originariamente era composto da me, Clod, il dottore e tre amici conosciuti strada facendo. Un amico ha dato forfait per un infortunio e in conclusione sulla linea di partenza a Maratona eravamo in cinque. Tra noi anche Veronica, alla sua prima maratona. Devo dire che l'ho invidiata molto, per il sapore dell'ignoto che ha la prima esperienza.
Partiti da Bergamo con il più classico dei disagiati voli RyanAir, arriviamo ad Atene accolti da un tempo da lupi. Freddo e pioggia ci accompagnano nel complicatissimo trasferimento dall'aeroporto fino allo stadio del Taekwondo di Atene. Lo sconforto ci fa subito temere di dover affrontare la gara l'indomani sotto un diluvio universale. L'attenta disamina dei siti di meteorologia non pare molto rassicurante. Comunque si, avete capito bene, il ritiro pettorali è allestito allo stadio del Taekwondo. La struttura è enorme, fuori dal centro della città e scomoda da raggiungere con i mezzi (abbiamo utilizzato treno, metro, tram e i nostri piedi...). All'interno solita sfilata di atleti di tutti i tipi e tutte le età. Torpedone tra i banchetti di gadget, gel, abbigliamento e verso l'uscita cinema con proiezione del percorso in loop per rendersi conto di cosa dovremo affrontare durante la gara. Ci sediamo e tutto ad un tratto ci rendiamo conto della complessità del percorso. Tratto in piano fino al decimo chilometro e poi sali e scendi fino al chilometro trentuno. Da li tutta discesa verso la gloria dello stadio Panathinaiko.
Dopo la divertente proiezione, sotto il diluvio ci avviciniamo alla stazione del tram che ci porterà, non senza peripezie, all'albergo. La cena pre-maratona si sà, è importante, classica sbadilata di pasta in un bel ristorante per essere pronti a godersi a pieno la fatica che ci accompagnerà da Maratona ad Atene. Tutti in camera presto e sveglia puntata alle cinque, per permettere a tutti di fare una veloce colazione, sbrigare le annose "faccende di cesso" e appuntarsi il pettorale alla maglietta.
Appena sveglio guardo fuori. Cielo limpido. Incredibile. Saliti sulla prima metro delle ore sei e giunti al ritrovo per la partenza dei pullman predisposti per il trasferimento da Atene a Maratona, ci troviamo con altre migliaia di atleti che, a gomiti alti, cercano di accaparrarsi un posto su uno delle centinaia di mezzi in partenza. Durante il trasferimento di circa mezz'ora, mille pensieri si avvicendano. La voglia di far bene è molta.
Una volta scesi, il Sirtaki ci accompagna verso la partenza e dopo una promessa di lealtà, effettuata con il braccio alto verso il cielo, attendiamo lo sparo.
I primi 10km si snodano in un percorso splendido. La lieve discesa porta tutti fuori ritmo. La quantità di supporter per strada è incredibile. Persone di tutte le età. 
Intravedo delle signore con un ramoscello di ulivo. Mi chiedo cosa significhi, ma poco dopo vedo un corridore greco avvicinarsi, romperne un rametto e infilarlo nei pantaloncini mentre le signore lo ringraziavano. Così ne ho capito il significato allegorico: ricordare le gesta storiche di Filippide e portare la notizia della vittoria e quindi della pace. Davvero commovente.
La salita è tanta, come il caldo che ci fa soffrire passando attraverso i piccoli paesi lungo il tracciato. Mai corsa una maratona così dura. Alla mezza tutto bene e così tengo un buon ritmo nella speranza di non fare l'errore di sottovalutare la rampa finale che mi porterà agli ultimi 10km di lieve discesa.
Mi rendo conto che sono troppo veloce e così rallento fino addirittura a camminare al ventiseiesimo chilometro. La discesa e il tifo mi fanno andare veloce, forse troppo. La crisi alla fine arriva e così mi ritrovo a camminare un altro paio di volte. All'ultimo rallentamento, in mezzo a due ali di folla, sento incredibili urla di incitamento di fronte alle quali non posso fare altro che rispondere ripartendo di gran carriera verso l'arrivo, dando fondo ad ogni energia residua.
L'ingresso allo stadio è magico. Indescrivibile. Trovo la forza per correre veloce e chiudere la gara in 3 ore e 27 minuti.
Clod è poco fuori dalla zona di consegna delle medaglie. Quando mi dice il suo tempo stento a crederci. Per lui è come se i sali-scendi non fossero stato li. 3 ore e 5 minuti che in conclusione si traducono in un 172esimo posto assoluto.
Poco dopo arrivano il dottore e il quarto amico. Li vedo cotti ma felici dell'impresa. Veronica chiuderà in 4 ore e 40 in ottime condizioni fisiche.
Il lunedì è giorno di visite turistiche, ma quelle non danno gloria."

lunedì 10 novembre 2014

Mezza maratona di Amsterdam

Ho chiesto a dei cari amici - che hanno partecipato per la prima volta ad una gara - di scrivere le loro emozioni e di raccontare la loro esperienza. Ecco quindi il racconto di Federica che, insieme al proprio ragazzo Carlo, ha partecipato poche settimane fa, dopo mesi di allenamenti, alla mezza maratona di Amsterdam. Poche righe che racchiudono tante emozioni e tanto entusiasmo: correre solo per divertirsi, senza pensare ad altro. 
Quello che conta è il divertimento!
Bravi ragazzi, lo spirito è proprio quello giusto.

"Domenica mattina, suona la sveglia, è ora di alzarsi, un sole meraviglioso e vento, ovviamente, siamo ad Amsterdam. Il primo pensiero: ok, non mi fa male nulla a parte la gola, ma è da qualche giorno che mi porto dietro questo inizio di influenza, quindi… si parte, si parte, finalmente è arrivato il giorno: colazione e poi via, non vedo l’ora di raggiungere lo stadio e iniziare la mia prima Mezza Maratona!!
L’emozione già dal mattino si fa sentire, accendiamo la televisione, c’è la diretta, guardiamo la partenza della Maratona (la Mezza infatti è alle 13.30), seguiamo i runner, c’è un sacco di gente sulla strada e loro sono delle schegge. Torniamo alla nostra colazione, mille dubbi su cosa mangiare, o meglio quanto, cosa indossare, se ci sarà freddo o no… in ogni caso pantaloncini e maglietta, scarpe e via, usciamo. Andiamo verso lo stadio, in città parecchia gente è in tenuta da corsa…è bellissimo, sai che dopo poco correrai con tutte quelle persone. Arriviamo allo stadio e il clima è meraviglioso, gente che va in tutte le direzioni, chi ha appena finito la 10km sfoggia con orgoglio la medaglia: bambini, famiglie, ragazzi. Poi gli sguardi si incrociano con chi è ancora fresco, che come noi aspetta la Mezza Maratona, c’è gente di tutti i tipi, ragazze e ragazzi in forma, ma anche qualcuno più in là con gli anni e penso… tutti questi mesi di allenamento, ce la faremo?
Entriamo nello stadio olimpico dalle tribune…che spettacolo, i maratoneti stanno arrivando, ci siamo persi l’arrivo dei primi per qualche minuto, ma vediamo la prima donna tagliare il traguardo, ancora più significativo e d’esempio… ci sediamo, è un’emozione incredibile, solo vedere tutti gli atleti arrivare, vedere la felicità e la soddisfazione personale e vedere che ci sono così tante persone ad applaudirli, ad incoraggiarli e a sostenerli mi fa quasi commuovere…chissà se anche quando arriveremo noi ci sarà qualcuno…
Purtroppo il vento porta molte nuvole, inizia a piovere, cerchiamo riparo, partire già bagnati non ci sembra il caso…attacchiamo il pettorale sulla maglietta, non l’avevo mai fatto, sto davvero per partecipare ad una corsa, mi rendo conto che manca davvero poco alla partenza e continuo a guardare l’ora, quasi avessi paura di arrivare tardi al via. Bene, smette di piovere, ci dirigiamo verso la partenza insieme ad altre quindicimila persone, allaccio le scarpe duecento volte, troppo strette, troppo larghe… La tensione, quella bella, e l’impazienza ormai fanno parte di me… ho una gran voglia di correre! Mi guardo intorno, un clima splendido, sorrisi e risate, tutti in attesa. Finalmente iniziamo a camminare, la porta dello Start si avvicina, mancano pochi metri e via…si parte!!! L’emozione si trasforma in forza nelle gambe, sembra di volare, iniziamo la nostra prima Mezza Maratona. I primi chilometri sono pieni di energia e di carica. Sul tragitto ci sono stazioni musicali ad ogni angolo, ognuna con ritmi differenti che mi caricano di adrenalina e di energia, come lo striscione “free energy” scritto da un ragazzo vestito da Biancaneve. Questo è stato per me la Mezza Maratona di Amsterdam: musica, allegria, felicità e tanta gente diversa che corre, solamente corre, con lo stesso scopo, con la stessa passione, una gara individuale che viene condivisa da tanti sconosciuti che in quel momento sembra siano tutti amici.
Durante la corsa raffiche di vento e pioggerellina infastidiscono un po’, gli ultimi chilometri sono parecchio duri, forse li avevo sottovalutati, ma la gente ai lati del percorso e il contesto ci aiutano a mettere un piede davanti all’altro. Lo stadio olimpico si avvicina…finalmente entriamo, mi viene quasi da chiedere permesso e da entrare in punta dei piedi, il fondo cambia e si sente la differenza al passo, gli spalti sono carichi, la gente applaude, incita, la musica è alta…tutti sono concentrati per vedere noi e altre quindicimila persone arrivare. Il traguardo è lì, ci avviciniamo, ci stringiamo la mano, gli ultimi passi e in un attimo è finita. È quasi più dura fermarsi che continuare, è incredibile. La soddisfazione che sale dalla pista, attraversa tutto il corpo e arriva prima al cuore e poi alla testa è fortissima. Poi c’è la medaglia… e allora capiamo che l’abbiamo fatto davvero!
Un’esperienza emozionante, incredibile, intensa e strepitosa. Non credevo potesse dare tutte queste emozioni e questa carica una corsa. E poi, dopo tutti gli allenamenti fatti insieme, arrivare al traguardo stringendo la mano del mio ragazzo è stato ancora più importante.
E ora, tornati a Verona, si ricomincia a correre, semplicemente correre. Un passo davanti all’altro, il respiro che raggiunge il suo ritmo, i pensieri che come i passi si mettono in fila e trovano il loro ordine, e solo una strada dritta davanti. Certo, dopo un po’ bisogna girarsi e tornare indietro, ma i pensieri e i progetti possono continuare ad andare avanti. Quindi? Qual è la prossima sfida?"

martedì 21 ottobre 2014

Alien's Quest - Sardinia Ultramarathon 2014

Ecco l'emozionante resoconto della Sardinia Ultramarathon del nostro amico Alieno, che festeggia un garone senza precedenti corso a mille incollato al campionissimo Giorgio Calcaterra! L'Alieno si allena come un pazzo, e allora è proprio vera la massima di Alberto Salazar: "you race the way that you trained".

"Si riparte! Sono ancora una volta sull'aereo, in partenza per la Sardegna e più precisamente per Macomer,  per disputare la mia seconda Sardinia Ultramarathon, corsa di 2 giorni con due tappe consecutive da 21 km il sabato e 60 km la domenica, con in testa un frullato di pensieri ed emozioni. L'anno passato ero stato folgorato dalla bellezza della corsa, l'ambiente unico, l'accoglienza dei padroni di casa e dalla possibilità di misurarmi, nel mio piccolo, con un mostro sacro come Giorgio Calcaterra, campione italiano e mondiale di 100 km, l'unico finora capace di vincere per 9 anni consecutivi la "100km del Passatore".
Parliamo di un incredibile atleta e uomo, il quale, nonostante il suo palmares allucinante, continua a definire  la corsa come un hobby! Giusto per dare un idea lo paragonerei calcisticamente a Pelè o a Maradona, anche se, a mio parere, entrambi avrebbero da imparare molto da lui per quanto riguarda umiltà e semplicità.
Sono mesi che preparo questa corsa, è l'obiettivo della mia stagione!
Sono realista e so che sarà pressoché impossibile batterlo, ma la sola idea di potergli stare vicino più chilometri possibile e imparare il più possibile da lui sarebbe un onore... A fine maggio seguivo il live del passatore ed ero rimasto incredulo nel vedere il suo capolavoro: dopo più di mezza gara in crisi dalla terza posizione al chilometro 85 è passato secondo; poi primo al chilometro 93 tagliando il traguardo al primo posto per la nona volta consecutiva... WOW! Come si fa a fare un recupero così dopo 85 km di corsa?
L'obiettivo era scoprire quando e come quell'incredibile forza mentale si trasformava in forza fisica...

Al decollo e durante il viaggio mi sono caricato di ottime emozioni ed energie, guardando il Monte Rosa e l'interminabile catena montuosa delle Alpi a tratti innevate, cavalcando le nuvole e attraversando il mar mediterraneo che si estendeva a perdita d occhio ho potuto ragionare su quanto bello e unico sia questo pianeta, un posto che ci regala la vita ed è di una bellezza che va oltre la nostra immaginazione... spesso noi dimentichiamo tutto questo dandolo per scontato, perdendo il contatto con la pura essenza della vita, e di conseguenza con la possibilità di vivere più sereni e gioiosi.

Per fortuna che alcune persone il segreto della felicità lo conoscono bene: all'arrivo alla Colonia del monte di Sant'Antonio,  a Macomer, mi trovo davanti ai vecchi amici, persone che vivono semplicemente, loro che lavorano per darci vitto e alloggio e si fanno in quattro per far si che buon cibo, birra, vino, il calore del fuoco e della loro umanità non manchino un secondo... Che persone speciali, li visti tre giorni in vita ma è come se ci conoscessimo da sempre, con loro ho la sensazione di essere a casa mia!

Come l'anno scorso la sera fila liscia come l'olio tra cibo, bevande squisite, ottima compagnia e una nottata in camerata con i compagni di viaggio dei giorni successivi.

E' sabato mattina, finalmente è ora di correre la "Corsa Verde", mezza maratona fuori strada con molti saliscendi e un buon dislivello complessivo. L'ambiente è così selvaggio e affascinante che la fatica sembra non arrivare mai,  corro fianco a fianco a Giorgio, tirandoci a vicenda e chiudendola con un tempo da record! Che meraviglia correre così: essere immerso nella natura a fianco a questo grande campione rende quella che dovrebbe essere una fatica un puro divertimento, un lungo momento di trance agonistica che ti fa credere che potresti correre così per sempre... sul finale però le gambe hanno iniziato a recriminare facendomi ricordare che mente e corpo devono rimanere allineati altrimenti son dolori. Per questo c'è un rimedio, un bel massaggio post gara, un pranzo e un bagno pomeridiano al mare faranno si che il mio corpo si prenda il meritato riposo prima della vera corsa, quella da 60 chilometri.

La sera, dopo cena inizio a farmi le classiche domande: "Non ho mai corso bene una ultra, amo la corsa di resistenza ma sono conscio che molto raramente ho corso senza crollare sul finale, ce la farò? Oggi mi sono gestito bene, oppure ho dato troppo? E se domani le gambe mi abbandoneranno a molti km dalla fine come è successo l'anno scorso?" 
Mi rendo conto che sono solo pensieri limitanti, e che il passato non è uguale al presente, a meno che noi non scegliamo di viverci dentro, addormentandomi con la certezza che saprà trovare i giusti mezzi e le energie per rendere al meglio e per godermi quell'incredibile viaggio che è l'ultramaratona.

Domenica mattina, colazione, preparativi, appello, tutti sulla linea di partenza e via, si parte! 
Si parte molto piano, in tranquillità, sapendo che la corsa sarà bella lunga, 60 chilometri di collina tutti fuori strada sono tutt'altro che uno scherzo, ma so che se riesco a stare a fianco a Calcaterra più a lungo possibile avrò la possibilità di andare via regolare e imparare moltissime cose anche solo osservandolo.

Un po' chiacchieriamo ma rimaniamo entrambi concentrati; il fatto di poter correre spalla a spalla con lui e per me una fonte di grande energia e ricordo che al giro di boa del trentesimo mi sono detto, "beh, quasi mi sembra di iniziare ora una corsa di 30 chilometri, ottimo!" Ovviamente il fisico non era così fresco , ma in queste gare l'approccio mentale fa la gran parte della differenza tra successo e insuccesso, e quindi ero felice e grato per la positività con cui stavo approcciando la situazione.

Al secondo giro abbiamo iniziato a fare sul serio, il ritmo aumentava continuamente, io e Giorgio continuavamo a darci il cambio e tirarci a vicenda e il caldo si faceva sentire sempre di più, a ogni ristoro prendevo una o due bottigliette d acqua di cui me ne versavo almeno metà in testa e bevevo ciò che rimaneva; ci siamo fatti 30 chilometri buoni correndo con le bottigliette in mano per non finire disidratati o in preda a un insolazione.

Con l avvicinarsi del 45 km, dove l'anno scorso sono letteralmente morto di crampi, le paure cercavano di farsi sempre più strada, ma con pazienza le zittivo dicendomi: "il passato è diverso dal presente... A meno che tu non scelga di viverci dentro!" Con questo approccio ho superato le crisi che si susseguivano, sempre focalizzato sul presente e sulla tecnica di gara, arrivando così al momento clue: al km 53, Giorgio ha accelerato ancora, la mia testa e le persone intorno dicevano "non farlo andare!" ho cercato di non mollarlo, ma ecco che il mio fisico metteva il limite: principi di crampi e contratture mi hanno fatto capire che era molto meglio non seguirlo e tenere il mio passo per non rischiare un blocco muscolare e perdere minuti preziosi... 

Quello è stato il momento che ho aspettato da quella sera mesi fa, mentre seguivo il Passatore, era lì  davanti ai miei occhi: che spettacolo vedere Calcaterra cambiare marcia dopo 53 km, ecco l'agognato momento fatidico: il campione mi stava dando la lezione che cercavo da mesi! Nulla accade per caso e il volume dei suoi allenamenti, quasi triplo rispetto al mio, insieme all'approccio mentale di quel momento stavano facendo la differenza!
Nonostante i crampi non volevo perdermi la lezione e ho reagito cercando di stargli il più vicino possibile, trainato gli incitamenti della folla: "dai Marco! Giorgio e li poco più avanti!"
A momenti i crampi si facevano lancinanti, ma ormai sono spesso miei compagni di viaggio e ho adottato tutte le tecniche fisiche e mentali che nel tempo ho imparato per correrci insieme e addirittura farli anche sparire per qualche momento...

Gli ultimi 2 km di salita, che sarebbero impegnativi giù da soli, dopo 4 ore di fatiche sembrano ripidi come le scale di un grattacielo, ma il vedere che Calcaterra non era ancora sparito e che potevo ancora vederlo lì davanti a me, insieme alla consapevolezza che stava finendo una corsa fantastica da cui stavo traendo energie e insegnamenti per il futuro, mi hanno riempito di gioia e gratitudine. Nonostante la fatica di una corsa e di quella salita così impegnativa mi sentivo un po' come i bambini che si gustano le ultime squisite cucchiaiate di gelato... 

Taglio il traguardo felice e grato, consapevole che ho fatto una prestazione incredibile e che è una giornata perfetta, da incorniciare, e che sarà termine di paragone per le mie future prestazioni: mi sono levato mille soddisfazioni e mi sono veramente goduto il viaggio. Mi avvicino a Giorgio e lo abbraccio, grazie a lui ho corso una gara pressoché perfetta... Che emozioni!

Tutti i ragazzi mi fanno sentire un campione, mi trattano come se fossi al livello del campione e mi coccolano come hanno sempre fatto nei giorni precedenti: Macomer è un posto speciale pieno di persone genuine, vere, che negli occhi hanno una luce, un indescrivibile fuoco che arde, gente meravigliosa con cui uno sguardo vale più di mille parole...

In partenza saluto e ringrazio tutti più volte e me ne vado pensando a una massima di Socrate:
"Lascia che i tuoi figli abbiano sempre un po' di fame e un po' di freddo per essere felici".
Viviamo in un mondo accelerato e di agi quasi imposti, dove chi vuole faticare passa spesso per fesso, e cercano di convincerci che la felicità sia un qualcosa che dipende da cose o situazioni che stanno al di fuori di noi.  Invece no, la lezione di oggi per me è questa: i risultati ottenuti senza apprezzare la fatica fatta non hanno valore, e infatti spesso ci lasciano insoddisfatti; il traguardo che raggiungiamo ha senso solo se lo raggiungiamo felicemente perché non è a destinazione che giace la felicità, ma nel viaggio, perché essa è sempre stata dentro di noi."

giovedì 16 ottobre 2014

Cosa resterà di questi anni '80

Dopo le letture estive, che mi hanno fatto scoprire le vite dei campioni del passato, ho deciso di non abbandonare questo filone e di leggere le storie di altri campioni della corsa di fondo.
Nonostante io abbia sempre seguito lo sport, mi sono reso conto di conoscere solamente gli atleti degli anni '90, cioè quelli che ho visto all'opera da ragazzino, così mi è rimasta la curiosità di guardare indietro.
Con un salto al 1982 ho letto tutto d'un fiato Duel in the sun, che racconta l'intreccio delle vite di Alberto Salazar e di Dick Beardsley con la mitica maratona di Boston di quell'anno. L'eccezionale lotta tra il campionissimo Salazar ed il contadino Beardsley, che ha esaltato all'epoca tantissimi appassionati americani. Da un lato uno spettacolo, una sfida da brivido, fino all'ultimo metro ed allo sfinimento, dall'altro le storie di due uomini che condividono un'esperienza spartiacque nelle loro vite.

Per rimanere sul pezzo, ho continuato con 14 minutes, l'autobiografia di Alberto Salazar che ripercorre la sua storia atletica e da allenatore dell'Oregon Project, passando per l'infarto a cui è miracolosamente sopravvissuto nel 2007. Sarò sincero: è un'"americanata", ma al netto della questione stilistica è molto interessante sentire la versione di un campione di rango mondiale, spesso controverso per i suoi comportamenti.

lunedì 29 settembre 2014

Il nuovo record mondiale

Eccoci qui a commentare il nuovo record mondiale di maratona: l'incredibile 2:02:57 berlinese di Dennis Kimetto.
Ovviamente il tempo è pazzesco, come pure quello del secondo classificato Mutai di 2:03:13 (sotto il record precedente di Kipsang).
I due protagonisti dell'impresa hanno anche dichiarato che andare sotto le 2 ore è possibile. Senza dubbio non c'è limite al meglio e non vorrei sembrare un commentatore degli anni cinquanta a cui sembrava impossibile che un uomo potesse scendere sotto i 4 minuti nella gara sul miglio, ma a me qualche dubbio viene.
I precedenti record sono stati appannaggio di corridori dal curriculum straordinario ed impareggiabile: penso a Tergat ed a Gebrselassie, corridori che hanno fatto la storia dell'atletica. Ora invece ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno, dove dei quasi sconosciuti dopo qualche gara arrivano dritti al record.
Sicuramente in paesi come il Kenia molte persone si dedicano alla corsa ed è più probabile che emergano campioni, mentre nel (per poco) opulento occidente siamo più impegnati coi donuts.
E' anche vero però che nelle maratone di Boston del 1981 e del 1983 oltre 300 corridori andarono sotto le 2:30! All'epoca negli USA c'era un boom del running, un vero movimento podistico, ma un record del mondo intorno alle 2:08...
Secondo me non tutti i conti tornano, se c'entra il doping ce lo dirà la storia. Sappiamo che l'atletica conosce le pratiche poco ortodosse da molto tempo e non mi stupirei che ad alto livello i meccanismi siano simili a quelli ormai smascherati del ciclismo.
La vulgata vuole anche che gli africani siano geneticamente più forti. Francamente non ci credo, come non credo ad alcuna differenziazione di stampo razziale.
Oltretutto mi pare ci siano degli ottimi motivi per pensare che non sia così.
Per fare degli esempi: il tempo di Mennea sui 200m è ancora una prestazione eccezionale; il record femminile di maratona firmato Paula Radcliffe è ancora imbattuto; la miglior prestazione dell'anno sui 10.000 (un mostruoso 26:44 che per noi umani significa una media di 2'30''/km) è di Galen Rupp.
Insomma: basta donuts, fatevi una corsa (ma pensando ai bei tempi di Emil Zatopek).

martedì 9 settembre 2014

Alien week 2014

Signore e signori, il nostro amico alieno questa settimana è in ferie, ma siccome c'è la crisi rimarrà nella sua amata Verona.
Mosso dalla sacra passione per la corsa ha deciso di allenarsi duramente in solitaria durante il giorno, per fare promo al nostro sport preferito ogni sera della settimana intorno alle 18,45.
Per chi volesse aggregarsi l'appuntamento è per stasera alle 18,45 a Castel San Pietro.
Domani nuove mirabolanti avventure.

domenica 31 agosto 2014

It's Athens!

Una formazione ridotta composta dal sottoscritto, Max, il Dottore ed altri Latin è iscritta e carica per il prossimo obiettivo: la maratona di Atene del 9 novembre.
Personalmente sentivo la mancanza della gara delle gare, visto che è passato quasi un anno dalla mia ultima maratona sul Lago di Garda. Quest'anno il gioco si fa duro, perché il profilo altimetrico della gara è abbastanza tosto (400m d+ tra il decimo ed il trentesimo chilometro) e perché correremo dove tutto è nato. Non sarà facile avvicinarsi ai propri tempi migliori, farcela sarà una sfida ulteriore.
Proprio in questi giorni si festeggiano i dieci anni dall'indimenticabile vittoria olimpica di Baldini, quindi speriamo che l'aria del decennale porti bene anche a noi.
Gli allenamenti sono cominciati col piglio giusto. Abbiamo preparato una tabella in base alla Guide to Road Racing di Alberto Salazar e la stiamo seguendo con soddisfazione e buoni riscontri.
Il bello della preparazione deve ancora venire, ma nello spogliatoio si respira aria di positività. Come ai vecchi tempi abbiamo una trasferta internazionale in vista e una bella fame di chilometri.
Che dire? Si parte da Maratona e si arriva ad Atene.

mercoledì 27 agosto 2014

Letture estive

Come l'italiano medio anche il mezzo caffé medio va in vacanza in agosto, mese in cui fa' progetti agonistici e letture ispirazionali. D'altra parte si sa: capodanno è una formalità, il vero anno segue il buon vecchio periodo scolastico.
Nel corso delle mie vacanze, quindi, ho corso in libertà senza GPS ed ho fatto delle buone letture.
Tempo fa ho comprato l'interessante Curarsi coi libri, il quale segnalava come lettura per combattere l'alcolismo l'ottimo Once a runner, di John L. Parker Jr..
Ovviamente non è un libro sull'alcolismo, ma un bellissimo romanzo in cui regnano la determinazione, la forza di spirito ed il coraggio in mezzo alle più aspre difficoltà. E' impossibile non immedesimarsi in Quenton Cassidy, studente universitario che gareggia sulla distanza del miglio, ed avere una voglia matta di uscire per una corsa. A volte nel tempo si perde la motivazione e si fatica a trovare nuovi stimoli: quest'avvincente romanzo può essere di grande ispirazione.
Nell'ordinare il libro di Parker, Amazon mi ha dato i classici consigli non richiesti, tra cui appariva The Perfect Mile, di Neal Bascomb.
Si tratta della storia vera della competizione a livello mondiale degli anni cinquanta per scendere per la prima volta sotto il muro dei 4 minuti nella gara sul miglio. Il libro è davvero ben scritto e si divora alla velocità della luce. Leggendolo si respira l'aria sana dello sport d'altri tempi, prima che nascesse la figura dello sportivo professionista. Questi campioni, diversamente da quelli odierni, sono degli amatori, ancorché molto forti; lottano quindi non solo nello sport, ma nella vita di tutti i giorni, fatta di studio o lavoro proprio come quella di tutti noi, il che dà un sapore speciale alla lettura.
Purtroppo penso siano pubblicati solo in inglese. Consiglio di leggere prima The Perfect Mile e poi Once a runner, perché nel secondo si fanno riferimenti ad atleti del passato che vale la pena conoscere.

mercoledì 30 luglio 2014

CCC - riflessioni

Io e Max qualche mese fa ci siamo iscritti alla Courmayeur - Champex - Chamonix (per gli amici CCC). Una delle gare più belle e al contempo più dure (100km, 6.000m D+) del panorama alpino.
Un po' per ignoranza, un po' per il poco tempo a disposizione e un po' per la 100km del Passatore (fatta a fine maggio e conclusa decentemente in 11h40min) l'allenamento per la CCC, in questi mesi, è stato completamente tralasciato e messo da parte.
Fatta la 100km del Passatore dopo un paio di settimane ho insistito per fare l'Antico Trail del Contrabbandiere (37km, 2500m D+) giusto per cominciare a capire cosa significava fare gare lunghe e con molto dislivello in montagna. Conclusa la gara circa in 6h io e 6h30min Max le sensazioni - in vista di quasi il triplo del dislivello e dei km - sono state un po' preoccupanti.
La gara di per sè, per quanto mi riguarda, non è andata per nulla male, ma i lunghi mesi di maledetta pianura si sono rivelati essere sostanzialmente inutili in vista di dislivelli impegnativi. Tanti km percorsi che sarebbero serviti a poco.
Le gambe, a inizio giugno, non erano per nulla preparate.
La premessa doverosa è che io negli anni precedenti, pur avendo fatto svariati trail, non sono mai andato sopra i 30km e i 2000m D+. Max pure, forse meno.
Comunque terminate le due gare di cui sopra ho provato subito, disorganizzato e completamente a caso, ad intensificare gli allenamenti sfruttando le colline intorno a Verona. Niente da fare - la 100km del Passatore e l'Antico Trail del Contrabbandiere a distanza molto ravvicinata - avevano lasciato il sengno.
Gambe durissime e impossibilità di allenarsi decentemente.
Il riposo era d'obbligo. 
D'altronde, vale la pena di ricordarselo, io corro per divertirmi non per lavoro, non perchè sono obbligato.
Con un allenamento praticamente nullo abbiamo corso la Dolomites Skyrace (22km 1800m D+) che io ho concluso in 3h24min (poco più lento dell'anno prima) e Max in 4h15min.
Ora le gambe hanno ripreso a girare e sto provando salite (anzi salitine) continuamente con buone sensazioni.
Ovviamente nulla di utile per la CCC in quanto riesco a correre bene 20km/30km ma con dislivelli davvero bassi (tutte uscite collinari).
Ad agosto sarò via per le vacanze e l'allenamento sarà nullo.
La riflessione è, quindi, su che senso abbia correre da solo (io e Max abbiamo dei ritmi completamente diversi in montagna) 100km con 6000m D+ e rischiare di finire tra gli ultimi o addirittura non finire proprio (quasi sicuramente i cancelli orari di metà gara mi taglierebbero fuori)?
E' vero che del risultato poco mi interessa, ma queste sono ipotesi che non voglio prendere in considerazione. E' pur sempre una gara di corsa, non una gara di camminata veloce.
I veri montanari poi dicono, giustamente, che non ci si deve mai fidare della montagna, bisogna averne rispetto ed essere consapevoli che non può essere affrontata senza allenamento e senza consapevolezza dei propri limiti.
D'estate, come d'inverno.
Non sono per nulla dispiaciuto di non fare la CCC perchè non sento la necessità di correrla solo per il gusto di appuntarmi una medaglia sul petto, la voglio fare per divertiremi, non per soffrire e basta, e per raggiungere un buon risultato, ovviamente parametrato alle mie possibilità
Per questo ho una vita intera a disposizione.
Riflessioni chiuse.
Pace e bene.

giovedì 24 luglio 2014

Dolomites Skyrace 2014: diamo i numeri!

L'edizione dei record (784 partiti e 691 arrivati) della mia gara preferita, la Dolomites Skyrace, è stata vinta da un outsider che nessuno aveva mai sentito nominare: Kilian Jornet Burgada.
Seguiremo in futuro le imprese di questo giovane emergente ragazzo spagnolo.
Per quanto riguarda la nostra prestazione riporto qui i numeri più interessanti (tralascio i secondi per non sembrare troppo maniaco):
- Clod, tempo per arrivare in cima (Piz Boè mt 3152): 1h 51min, tempo discesa: 1h 12min, tempo finale: 3h 03min, posizione: 231.
- Bia, tempo per arrivare in cima (Piz Boè mt 3152): 2h 04min, tempo discesa: 1h 19min, tempo finale: 3h 24min, posizione: 379.
- Doc, tempo per arrivare in cima (Piz Boè mt 3152): 2h 23min, tempo discesa: 1h 41min, tempo finale: 4h 04min, posizione: 610.
- Max, tempo per arrivare in cima (Piz Boè mt 3152): 2h 29min, tempo discesa: 1h 45min, tempo finale: 4h14min,  posizione: 653.
Lascio volentieri agli esordienti della gara un resoconto più dettagliato delle nostre gesta.
p.s. in bocca al lupo al nostro amico Alien che questo fine settimana correra la Trans D'Havet!

lunedì 14 luglio 2014

Dolomites Skyrace: sempre e per sempre

Dopo l'epica edizione del 2013 e l'emozionante video della gara in moltissimi si sono dati appuntamento a Canazei per la Dolomites Skyrace. Sold out già a giugno!
Io e Bia non potevamo mancare, quest'anno le fila saranno rinfoltite dalla presenza di Max e del Dottore, che non hanno saputo resistere al fascino dei nostri racconti.
Bia e Max sono reduci dal Passatore, mentre io ed il Dottore siamo rimasti completamente all'asciutto di gare questa stagione: cominciamo in salita!
Un inverno straordinariamente nevoso ha lasciato segni evidenti in cima al gruppo del Sella, e lo spettacolo è mozzafiato, come si può ammirare in questo fotogramma di qualche giorno fa
Gli organizzatori, comunque, assicurano che la forcella Pordoi è libera da neve e che non ci sono problemi per raggiungere il Piz Boè.
Le premesse non potrebbero essere delle migliori, sono anche presenti numerosissimi "big" che si contenderanno la vittoria finale. Favoriti i vincitori dell'anno scorso Kilian Jornet Burgada ed Emelie Forsberg. Mi pare di capire non ci sarà al via il mitico Marco De Gasperi, parte di un fenomenale duello con Kilian nel 2013.

martedì 10 giugno 2014

2° Antico Trail del Contrabbandiere

Noi non ci riposiamo. Noi continuiamo a correre e così domenica scorsa abbiamo partecipato all' Antico Trail del Contrabbandiere. Con i suoi 2.500mt D+ (il mio Garmin ne ha misurati 2.900) spalmati su 4 picchi da affrontare durante i 37km di lunghezza, sembrava un gioco da ragazzi. Pensavamo di sbrigare la faccenda in 4/5 ore e come da più classica delle mie previsioni ci abbiamo messo 6 ore e 1 minuto il Bia e 6 ore e 25 il sottoscritto.
Il percorso si staglia tra San Marino (VI) e Bassano del Grappa su un sentiero definito Alta Via del Tabacco.
Ora fissata per la partenza: sette del mattino. Partenza da Verona ore quattro.
Puntualissimi alla partenza, ci siamo trovati con altri 350 partecipanti. Dopo circa due chilometri di asfalto, ci siamo lanciati sulla prima salita. Il caldo si è fatto vivo già a un'ora dopo la partenza e così, tra boschi e tratti di sentiero più aperto, ci abbiamo dato dentro parecchio.
Il livello complessivo dei partecipanti era abbastanza alto ma nonostante questo al primo controllo pettorali sono passato 112esimo. Per me, notoriamente meno preparato del Bia sulla salita, un buon piazzamento parziale.
Al ventesimo chilometro e dopo 2 delle 4 salite il ristoro mi ha salvato la vita. In preda ai crampi, comparsi sulla seconda ripidissima discesa, ho bevuto un litro di Energade allo scopo di integrare i sali minerali persi con la devastante sudorazione che mi contraddistingue. La sosta, anche se breve, mi ha rinfrancato e così ho potuto affrontare la salita più dura che con i suoi 450mt di dislivello da percorrere in meno di 1,5km nell'umidità totale del bosco, ha lasciato decisamente il segno.
Per la quarta e ultima salita esposta al sole caldissimo delle 12.30 ho indossato il mio cappello e finito il terzo pieno d'acqua del camelbak ho raggiunto la cima.
Ultimo sforzo lungo il fiume Brenta e arrivo sul ponte degli alpini di Bassano tra un bel tifo nonostante l'asfissiante afa.
Durante molti tratti ho pensato alla CCC che abbiamo programmato per Agosto. In questa gara abbiamo percorso 37km, sul Monte Bianco ce ne aspetterebbero 100. C'è molto da riflettere.

mercoledì 4 giugno 2014

100km del Passatore: fatta!


Ebbene si, ce l'abbiamo fatta.
Max ed io abbiamo conlcuso la 100 km del Passatore in 11h, 40min ed una manciata di secondi.
Supportati da un gruppo capitanato dal Generàl e dal fido scudiero Clod abbiamo tagliato il traguardo di quella che possiamo tranquillamente definire la prova fisica più dura della nostra vita.
Fin dalla partenza è stato chiaro come il clima fosse a dir poco speciale: tanto terrore mascherato da disinvoltura. Tutti duri e puri e tutti che se la facevano nei pantaloni.
(Mi sa che sto parlando di me stesso. Al plurale come i matti!).
In mezzo a molti podisti che erano all'ennesima partecipazione anche noi novellini, senza avere la minima idea di cosa ci aspettava, siamo partiti per questa grande avventura da via dei Calzaiuoli, il cuore pulsante del commercio fiorentino.
Il caldo, unito alla salita verso Fiesole, ha subito messo a dura prova i nostri possenti fisici mediterranei, ma tra qualche secchiata d'acqua non voluta (si ringraziano i membri della casa del popolo di un luogo sconosciuto n.d.r.), un paio di piadine con la nutella e dei paesaggi stupendi siamo presto arrivati al km 25 dove è iniziato il via vai di tutti coloro che fanno assistenza ai corridori: un fiume di bici e automobili che sostengono psicologicamente e portano ogni ben di Dio agli scriteriati corridori.
Anche i nostri angeli custodi hanno qua cominciato a manifestarsi sotto varie forme.
A due e quattro ruote.
Con o senza vestiti.
La nostra casa mobile, ovvero il camper guidato da un giovane ragazzo pieno di speranza, ci ha sempre seguito come un'ombra e si è manifestata a noi nei momenti di maggior sconforto sia fisico (il mal de la tripa che mi ha colpito prima di metà gara poteva essermi fatale) che psicologico (sono quasi sicuro che negli ultimi 10km Max abbia cercato di farla finita correndo ad occhi chiusi).
Superati a fatica i miei problemi interiori e i primi chilometri della dura arrampicata verso il passo della Colla, stranamente ringalluzziti, abbiamo concluso in gloria le ultime rampe della salita e, dopo essere diventati ultramaratoneti senza quasi farci caso, abbiamo scollinato tagliando contemporaneamente anche l'agognato traguardo dei 50km.


Dopo esserci gustati alla velocità della luce una pastasciutta olio&formaggio cucinataci dai nostri amorevolissimi angeli custodi siamo ripartiti a tutta per la discesa che ci ha visto tenere un ritmo ottimo fino ai 65km posizionati in corrispondenza del paese di Marradi.
In questo frangente di gara abbiamo dato molto e, accelerando a più non posso, abbiamo guadagnato un bel po' di posizioni.
Con il passaggio dei 70km, il buio e la lucetta ben legata in fronte tutto è divenuto molto suggestivo.
E molto, moltissimo, faticoso.
Abbiamo cominciato ad incontrare i ragazzi del camper ogni 8km/10km, ma senza dargli troppa soddisfazione: nel totale mutismo riuscivamo a mandare giù solo un po' di coca cola e qualche biscotto secco.
Devo dire che i ragazzi facevano quasi tenerezza: ci vedevano arrivare, immagino con delle facce orribili, e si catapultavano in mezzo alla strada urlandoci per sostenerci e offrendoci qualunque cosa da mangiare e da bere. Purtroppo lo stomaco completamente chiuso non ci ha permesso di dargli troppa soddisfazione.
Dagli 80km in poi è stata davvero impegnativa: buio pesto, strada dritta, silenzio di tomba.
Solo il rumore del respiro - pesante come l'alito dopo una pizza tonno e cipolla - dei podisti.
Qualche sorriso passando per Brisighella e poi le imprecazioni dai 95km all'arrivo. Perchè imprecazioni? Semplice: per tutta la gara il chilometraggio era segnato ogni 5km, ma dai 95km la segnalazione è stata - giustamente - posizionata di km in km. 
Passato un km, quindi, cominciavo subito a cercare il cartello del chilometro successivo.
Il problema è che la mia estrema miopia, unita alla mia inesistente pazienza ed alla stanchezza hanno creato in me un vortice di continue parolacce che si fermavano solo per qualche secondo alla vista del tanto desiderato cartello e ripartivano subito dopo averlo passato.
Tagliato il traguardo in parata e ricevute subito medaglie e bottiglie di vino siamo andati a fare la doccia in mezzo a gente semi svenuta ed appesa a flebo di miracolose sostanze ricostituenti.
Una notte insonne ed una buonissima mangiate di gnocco fritto lungo la strada del ritorno sono state il preambolo di un arrivo a casa vivi, a mala pena deambulanti, ma con il ricordo di un'esperienza bellissima e di una gara stupenda sia per il percorso che per tutto il contorno.
Alla domanda che mi è già stata fatta più volte: "la farai di nuovo?", la mia risposta è "no!". Non per paura, per stanchezza o per fatica, ma perchè semplicemente credo che certe esperienze debbano restare uniche. La seconda volta non sarebbe mai come la prima.
Quindi avanti con la prossima, diversa, follia podistica.


mercoledì 2 aprile 2014

Ultra-maratoneti (non ufficialmente)!

Era solo una questione di tempo. Alla fine il giorno dell'allenamento "ultra-maratonico" è arrivato.
La scorsa domenica abbiamo percorso 60km, spinti dalla voglia di capire se il passo successivo ai 42km ci avrebbe fatto cadere nel nulla cosmico.


Fortunatamente così non è stato e tra una bacca di goji e un chicco d'uva essicato abbiamo allegramente percorso il tragitto Verona - Caselle di Sommacampagna - Sona - Castelnuovo del Garda - Salionze -  Monzambano e ritorno.
La partenza abbiamo voluto fissarla per le 8 del mattino (vista anche l'ora solare) e la strategia definita qualche giorno prima è stata di dividere il percorso in tre tratti da 20km. Il primo tratto ci avrebbe portato nella casa in campagna del Bia a Castelnuovo del Garda dove, dopo un breve rinfresco, avremmo indossato un camelback e saremmo partiti per raggiungere i 30km che avrebbero sancito il giro di boa lungo il fiume Mincio vicino a Monzambano. Cambio di spalle per camelback al trentesimo, frutta secca, un biscotto e via con la consapevolezza che da qui in poi il gioco si sarebbe fatto duro.
Allo scopo di testare la digestione in corsa, verso il 40esimo km abbiamo mangiato 50gr di pasta a testa -amabilmenrte preparati dalla madre del mio compare- per un veloce pit-stop prima di percorrere i rimanenti 20km verso casa. Mentre il Bia li fagocitava come se non ci fosse un domani io mi trattenevo con il timore di gravi ripercussioni sul mio stomaco.
Fortunatamente tutto bene, le nostre interiora non ci hanno giocato brutti scherzi.
Una volta ripartiti le gambe si sono fatte pesanti ma dopo qualche chilometro abbiamo ripreso il lento ritmo di crociera di 5.30 min/km, soffrendo più del previsto il caldo e un paio di salite. Correndo ci siamo imbattuti in un numero inquantificabile di profumatissime grigliate che ci hanno messo davvero a dura prova.
I chilometri tra il 52esimo e il 60esimo sono passati in silenzio. Poche parole e tanta fatica. Nonostante tutto ci siamo alimentati bene e non abbiamo subito crisi energetiche. L'ultimo tratto il camelback è toccato a me, ma quasi non lo sentivo più, ormai le gambe si muovevano da sole e la testa viaggiava per altri lidi.
Gli ultimi 2/3 km li abbiamo percorsi ad un ritmo mai tenuto prima: 6 min/km! Arrivati sul nostro lungadige abbiamo stoppato il garmin neanche un passo oltre i 60km.
Tempo impiegato circa 6 ore e 15 minuti.
Sensazioni davvero positive e gambe molto meno stanche del previsto.
Forse, una volta tanto, ci stiamo allenando bene.

mercoledì 26 marzo 2014

Perchè corriamo?

Prepararsi per correre la 100 km del Passatore e la CCC dell'Ultra Trail del Monte Bianco mi ha fatto riscoprire la passione per la corsa, una passione che stavo perdendo a causa di allenamenti orribili, sempre uguali, sempre negli stessi posti e sempre con l'ansia di dover tornare a casa cinque minuti prima.
Da un paio di mesi qualcosa è cambiato: gli allenamenti per sopravvivere a quelle due gare sono per forza di cose lunghi (anzi, lunghissimi..) e quindi, volente o nolente, sono stato costretto a prendermi molto più tempo per portarli a termine.
La conseguenza è stata inaspettata: di nuovo mi dedico alla corsa per divertirmi, per andare in posti nuovi anche solo dietro casa, per sfidare me stesso, per guardarmi intorno e per ascoltare le sensazioni del mio corpo.
Corro per il gusto di correre.
La colpa dell'involuzione che ho subìto passivamente è sicuramente mia, ma credo che una piccola percentuale di responsabilità sia riscontrabile nel fatto che la corsa è uno sport che sta perdendo valore e ciò anche a causa dell'aumento spropositato di chi lo pratica solo perchè va di moda o solo per adempiere ad un qualche obbligo dietetico o psicologico.
Questo -per una sorta di inspiegabile principio dei vasi comunicanti o per una specie di snobbismo settecentesco- mi ha fatto semplicemente passare la voglia.
Il nesso di causalità può sembrare folle, ma per me è stato abbastanza diretto: allenamenti brutti + troppi runners della domenica = niente più passione.
Il problema, sia chiaro, non è degli altri che possono fare quello che vogliono, ma è mio ed è dato dal fatto che sono uno psicopatico che ama correre.
La corsa, purtoppo, è uno sport che viene svalutato e poco considerato rispetto a molti altri più famosi come calcio, tennis, sci, pallavolo o basket e ciò per una semplice ragione: tutti possono correre. Basta indossare un paio di scarpe per diventare un runner. Certo chiunque può sciare, giocare a calcio o a tennis o a pallavolo, però lì la tecnica la fa -giustamente- da padrona: se non sei capace non hai speranze. Sei fuori.
Per correre invece, secondo il pensiero comune, basta mettere un piede davanti all'altro.
Ma non è così. 
La corsa, come tutti gli sport, è una questione di testa, non di gambe.
La soluzione che mi ha fatto davvero bene è stata quella di "isolarmi" un po' in percorsi diversi e, per quanto possibile, fuori dalla città e dalle rotte commerciali.
Sto ritrovando la pace, la voglia e la passione.
E non è poco.

martedì 18 marzo 2014

100 km settimanali

La preparazione mia e di Max alla 100 km del Passatore e alla CCC dell'Ultra Trail del Monte Bianco è - ovviamente - clamorosamemte più complessa del previsto.
Molto.
Ma non troppo.
Dopo il rodaggio iniziale in Gennaio fatto per smaltire i pandori, infatti, ormai è da più di un mese che il chilometraggio settimanale è aumentato vorticosamente.
Il ricordo delle uscite da 10 km è ormai lontano. Non si torna più a casa se non si hanno minimo-minimo 18 km nelle gambe. Nulla di strano se lo si fa il sabato o la domenica, decisamente impegnativo la sera col buio, i lupi e il vento che ti sputa in faccia la neve.
(Sparagli Piero)
La nostra routine infra-settimanale è la seguente: 
- uscire dal lavoro
- volare a casa in bici sudando tantissimo
- cambiarsi sul pianerottolo 
- fare una mezza maratona. 
Poi la domenica mattina sveglia di buon'ora e via per 30/40 km alla perenne ricerca di una fontanella ove poter almeno bere un goccio d'acqua.


Abbiamo studiato molte tabelle di allenamento e ci siamo fatti la nostra che ci sta portando a percorrere circa 100 km settimanali. Non sono tanti viste le gare che abbiamo in programma, ma più di così è materialmente impossibile.
A parte il problema del tempo da dedicare agli allenamenti - problema comune a tutti - quello che all'inizio ci è pesato di più è stato rallentare il ritmo. Ci è pesato semplicemente perchè, così facendo, le gambe, abituate ad allenamenti brevi e veloci, risultavano essere più affaticate. Il muscolo faceva uno sforzo nuovo, che non conosceva ed a  cui non era preparato.
Ora, almeno per quanto mi riguarda, la situazione sta certamente migliorando e sto trovando la quadratura del cerchio.
La stanchezza dei muscoli si è decisamente ridotta e - sia fisicamente che psicologicamente - l'allenamento più lungo mi pesa molto meno. Lo faccio con più naturalezza. Adesso bisogna solo fare qualche prova di un iper-mega-super lunghissimo la domenica mattina per capire cosa vuol dire correre di più di una maratona.
In alto i cuori
p.s.: poi dobbiamo convincere il nostro amico Alien a partecipare, dai su nuncelassà!

venerdì 7 febbraio 2014

Il freddo, la notte e la neve

Il vero inverno tarda ad arrivare ma per quanto riguarda pioggia, neve, vento e mal tempo in generale, non ci facciamo mancare nulla. Noi, si sà, non ci facciamo spaventare e l'avvicinamento ai fatidici 100km e agli impegni della stagione, procede a passi lunghi e ben distesi. 
Si corre in piano, in collina ed in montagna, luogo dove qualche tempo fa ci siamo tra l'altro lanciati in un trail notturno infrasettimanale.
I compagni di corsa erano quelli di Verona Trail Runners, già noti per altre gare ed eventi, e la location la lessinia, ovvero i monti intorno a Verona.
Ritrovo fissato a Romagnano di Grezzana per le 19.30, dove io ed il Bia giungiamo carichi ed affamati. Salita fin da subito e a poco più di 2km dalla partenza ci ritroviamo immersi nella neve. Quasi in stato d'ebrezza corriamo senza sentire fatica. La gioia di volare in discesa sulla neve con la città sotto di te è immensa ed il tempo vola.
Il percorso pianificato sarebbe dovuto essere di 14/15km ma dopo aver raggiunto Cerro Veronese e aver preso una variante sulla via del ritorno, chiudiamo la serata alle 22.45 con 20km e 700mt di dislivello nelle gambe.
Sotto un foto di repertorio pubblicata sul sito di Verona Trail Runners:

Da rifarare sicuramente!

mercoledì 15 gennaio 2014

I cattivi propositi

Il 2013 si è chiuso portando con se la maratona numero sette o otto per tutti noi, e dopo un'annata come quella passata, non si possono che fare grandi progetti per il 2014.
E' da tempo che durante gli allenamenti parliamo di andare oltre. Oltre i fatidici 42km.  e 195mt
C'è chi di noi, come il sottoscritto, che vuole provare l'endurance su strada, chi come il Bia che vuole lo sterrato, la montagna e il fango e chi come Clod che freddamente non vuole superare la distanza olimpica.
Non so bene come sia successo, ma alla fine è successo. Il patto è fatto, il dado è tratto. Il 2014 sarà l'anno delle ultra. C'è chi correrà, chi accompagnerà, chi supporterà e chi si ubriacherà.
Per convincere il Bia ad iscriversi alla 100km del Passatore ho dovuto accettare la follia di partecipare all'estrazione per un pettorale alla CCC (Courmayeur-Champex-Chamonix: ovvero la versione da 100km dell'Ultra Trail del Monte Bianco. Proprio oggi si saprà chi è stato preso e chi no. Eventualmente ci riproveremo il prossimo anno.
Per chi non lo sapesse, i 100km del Passatore si corrono da Firenze a Faenza attraversando un passo appenninico. Non è una gara folle, ma potrebbe essere un'ottima occasione per capire cosa significa correre un'ultra maratona.
Clod ci ha dato dei pazzi, degli incoscenti e anche dell'altro che qui non posso scrivere perchè ci sono dei minori che leggono.
A differenza del Bia, comunque, la mia voglia di oltrepassare la distanza della maratona convive con la voglia di continuare a partecipare a gare brevi e veloci e quindi a Clod continuerò a dare la soddisfazione di staccarmi di 15min sulla mezza maratona.
Nel frattempo, con la solita inconstanza, non perdiamo tempo e stiamo cercando di seguire la tabella che abbiamo preparato per arrivare vivi alla fine del Passatore.