L'ora è matura per narrarvi le vicende che ci hanno condotto fino alla linea di partenza, vicende che, sicuramente, non dimenticheremo mai in quanto, repetita iuvant, ci hanno permesso di divenire ufficialmente, con tanto di medaglia, degli eroi. Con un background di tabelle, diete e informazioni varie, tanto utili e precise quanto aleatorie per la nostra giovane e sbruffona mente da ventiseienni allo sbaraglio, ci siamo diretti ad acquistare i mezzi (si, per noi son come delle Ferrari Testarossa) che avrebbero protetto i nostri deboli piedi dalle avversità dell'asfalto. Neanche di scarpe ovviamente sapevamo nulla, a parte il fatto che hanno delle specie di piccole corde funzionali a tenerle chiuse e comunemente chiamate lacci; ma anche se eravamo totalmente ignoranti in materia non avevamo nessuna intenzione di fare come il famoso Abebe Bikila, il quale ai Giochi Olimpici di Roma del 1960 corse e, soprattutto, vinse la Maratona senza scarpe, a piedi completamente nudi!
Le scarpe da running, senza tediarvi troppo, si dividono sostanzialmente in categorie determinate dal peso, dalla forma del plantare e dalla capacità di ammortizzare che hanno:
- A1 sono le più leggere, piatte, ma con potere ammortizzante molto limitato;
- A2 sono intermedie, semicurve e con buona capacità di ammortizzare;
- A3 sono un po' più pesanti delle altre, ma con un'ottima capacità ammortizzante e molto flessibili;
- A4, infine, sono una categoria a parte in quanto servono a sopperire ai problemi di appoggio del piede e di postura causati dal cosiddetto "piede piatto".
Noi, per non sapere nè leggere nè scrivere abbiamo entrambi acquistato un bel paio di Asics Cumulus A3, rigorosamente dello stesso colore come due adolescenti, che si sono rivelate davvero ottime sia per l'allenamento che per la maratona.
Risolto questo problema ci siamo dati alla fondamentale stesura della tabella di allenamento; dopo aver cercato in ogni modo di trovare una tabella già fatta, con la stessa solerzia e lo stesso impegno con cui il giovane liceale cerca di copiare la versione di latino, ci siamo trovati al bar davanti a un bel paio di birre (birre intere, non mezze birre) e dati alla mano abbiamo creato dal nulla il nostro bel foglietto excel di cui andiamo tanto fieri. Sostanzialmente abbiamo suddiviso il nostro allenamento in 3 fasi: una prima fase in cui l'obiettivo era allenarsi per i 10.000 mt, una seconda in cui puntavamo a fare in maniera dignitosa i 21 km e una terza che ci avrebbe portato diretti alla maratona. Gli allenamenti, come già spiegato nei post precedenti, erano 3 a settimana: 2 durante i giorni lavorativi che oscillavano tra i 10 e 15 km e il cosiddetto lungo/lunghissimo del fine settimana che poteva arrivare fino a 33-35 km che, come tutti consigliano, vanno diminuiti gradualmente con l'avvicinarsi del D-Day.
Lo step successivo era capire come alimentarsi prima e durante l'impresa: il Mentore ci aveva messo in guardia più e più volte specialmente sulla crisi del trentacinquesimo km, il muro da superare coi denti e con le unghie! Dopo qualche studio un po' più approfondito ci siamo organizzati nel seguente modo:
1. durante le settimane subito antecedenti alla maratona abbiamo controllato il nostro nutrimento quotidiano anche grazie ai consigli del nostro medico di fiducia che è un maratoneta/eroe come noi (in teoria anche autore del blog, ma ad oggi latitanete per impegni lavorativi): circa dieci giorni prima della maratona proteine-proteine-proteine condite da sali minerali e i 2-3 giorni prima del giorno X carboidrati-carboidrati-carboidrati.
2. la mattina stessa dell'impresa ci siamo svegliati prestino per mangiare in camera (la zona colazione dell'hotel ancora non era accessibile data l'ora) le nostre belle fette biscottate spalmate abbondantemente di marmellata acquistate al supermercato il giorno prima e custodite gelosamente dal sottoscritto ai piedi del letto; la scena mi fa tutt'ora sorridere non poco: quattro cretini, che fanno un pigiama party alle 6 di mattina, ci mancava la battaglia coi cuscini ed eravamo a posto.
3. per quanto riguarda la gara, ci siamo presi prima di partire i nostri integratori al fine di scalare, agevolmente (ahahahahahah), il muro succitato, integratori ai quali abbiamo comunque aggiunto fette d'arancia, banane, frutta secca, zollette di zucchero e ogni ben di Dio che ci veniva offerto dagli Angeli Custodi posizionati presso i punti di ristoro.
Bene, fatto tutto ciò, belli e pronti come il primo giorno di prima elementare uno di noi si è fatto male, un'altro fuori dall'Italia per lavoro si allenava così-così e gli altri 3 a causa di troppo poche mezze birre e molte birre intere accompagnate da una spruzzatina di pigrizia se la son presa con troppa calma ("ma si mancano 6 mesi non c'è fretta", "ma si mancano 5 mesi, stasera aperitivi", "ma si mancano 4 mesi e poi ho un po' male al ginocchio", "ma si mancano 3 mesi e comunque sono in forma", "porca miseria porca è il mese prossimo, sono un coglione"). Ma del senno di poi ne son piene le fosse.
A Parigi siamo arrivati di Venerdì alla buon'ora (talmente buona che mi sa che eravamo ancora sporchi di dentifricio ai lati della bocca) e dopo aver depositato i nostri fardelli in hotel siamo andati diretti a respirare il clima della maratona all'Expo per consegna del certificato medico, ritiro del pettorale e di gadget vari e, ovviamente, acquisto di maglietta commemorativa: ci sentivamo dei veri atleti, la tensione saliva di ora in ora! Sempre preoccupati di camminare troppo, e di conseguenza stancarci, Venerdì e Sabato abbiamo ovviamente camminato un sacco, finchè, quando l'ansia da prestazione saliva in maniera esponenziale, la luce è comparsa nella nostra giornata, vigilia dell'impresa, il telefono ha vibrato: era il Mentore che ci comunicava il suo arrivo in terra francese e la sua volontà di darci la benedizione prima che entrassimo definitivamente a far parte della storia. Suggestivo appuntamento davanti a Notre Dame e il gioco era fatto: effettivamente quale luogo poteva essere più adatto per benedirci? Per stemperare la tensione dell'attesa dell'incontro col Latin Mentore siamo entrati nella suddetta Cattedrale e abbiamo acceso una candela (una in quattro, se permettete cosatavano ben 2 euro l'una) affichè gli Dei dell'Olimpo guidassero le nostre membra fin dopo il traguardo permettandoci, se possibile, di sopravvivere.
Incontrato il Mentore e fatte le foto di rito ci siamo dedicati ad un intero pomeriggio di relax ai Giardini del Lussemburgo, seguito da circa 3 etti di pasta serali cadauno, letto presto e, almeno per me, dormita insoddisfacente a causa della simil-agitazione da esame di maturità.
- A2 sono intermedie, semicurve e con buona capacità di ammortizzare;
- A3 sono un po' più pesanti delle altre, ma con un'ottima capacità ammortizzante e molto flessibili;
- A4, infine, sono una categoria a parte in quanto servono a sopperire ai problemi di appoggio del piede e di postura causati dal cosiddetto "piede piatto".
Noi, per non sapere nè leggere nè scrivere abbiamo entrambi acquistato un bel paio di Asics Cumulus A3, rigorosamente dello stesso colore come due adolescenti, che si sono rivelate davvero ottime sia per l'allenamento che per la maratona.
Risolto questo problema ci siamo dati alla fondamentale stesura della tabella di allenamento; dopo aver cercato in ogni modo di trovare una tabella già fatta, con la stessa solerzia e lo stesso impegno con cui il giovane liceale cerca di copiare la versione di latino, ci siamo trovati al bar davanti a un bel paio di birre (birre intere, non mezze birre) e dati alla mano abbiamo creato dal nulla il nostro bel foglietto excel di cui andiamo tanto fieri. Sostanzialmente abbiamo suddiviso il nostro allenamento in 3 fasi: una prima fase in cui l'obiettivo era allenarsi per i 10.000 mt, una seconda in cui puntavamo a fare in maniera dignitosa i 21 km e una terza che ci avrebbe portato diretti alla maratona. Gli allenamenti, come già spiegato nei post precedenti, erano 3 a settimana: 2 durante i giorni lavorativi che oscillavano tra i 10 e 15 km e il cosiddetto lungo/lunghissimo del fine settimana che poteva arrivare fino a 33-35 km che, come tutti consigliano, vanno diminuiti gradualmente con l'avvicinarsi del D-Day.
Lo step successivo era capire come alimentarsi prima e durante l'impresa: il Mentore ci aveva messo in guardia più e più volte specialmente sulla crisi del trentacinquesimo km, il muro da superare coi denti e con le unghie! Dopo qualche studio un po' più approfondito ci siamo organizzati nel seguente modo:
1. durante le settimane subito antecedenti alla maratona abbiamo controllato il nostro nutrimento quotidiano anche grazie ai consigli del nostro medico di fiducia che è un maratoneta/eroe come noi (in teoria anche autore del blog, ma ad oggi latitanete per impegni lavorativi): circa dieci giorni prima della maratona proteine-proteine-proteine condite da sali minerali e i 2-3 giorni prima del giorno X carboidrati-carboidrati-carboidrati.
2. la mattina stessa dell'impresa ci siamo svegliati prestino per mangiare in camera (la zona colazione dell'hotel ancora non era accessibile data l'ora) le nostre belle fette biscottate spalmate abbondantemente di marmellata acquistate al supermercato il giorno prima e custodite gelosamente dal sottoscritto ai piedi del letto; la scena mi fa tutt'ora sorridere non poco: quattro cretini, che fanno un pigiama party alle 6 di mattina, ci mancava la battaglia coi cuscini ed eravamo a posto.
3. per quanto riguarda la gara, ci siamo presi prima di partire i nostri integratori al fine di scalare, agevolmente (ahahahahahah), il muro succitato, integratori ai quali abbiamo comunque aggiunto fette d'arancia, banane, frutta secca, zollette di zucchero e ogni ben di Dio che ci veniva offerto dagli Angeli Custodi posizionati presso i punti di ristoro.
Bene, fatto tutto ciò, belli e pronti come il primo giorno di prima elementare uno di noi si è fatto male, un'altro fuori dall'Italia per lavoro si allenava così-così e gli altri 3 a causa di troppo poche mezze birre e molte birre intere accompagnate da una spruzzatina di pigrizia se la son presa con troppa calma ("ma si mancano 6 mesi non c'è fretta", "ma si mancano 5 mesi, stasera aperitivi", "ma si mancano 4 mesi e poi ho un po' male al ginocchio", "ma si mancano 3 mesi e comunque sono in forma", "porca miseria porca è il mese prossimo, sono un coglione"). Ma del senno di poi ne son piene le fosse.
A Parigi siamo arrivati di Venerdì alla buon'ora (talmente buona che mi sa che eravamo ancora sporchi di dentifricio ai lati della bocca) e dopo aver depositato i nostri fardelli in hotel siamo andati diretti a respirare il clima della maratona all'Expo per consegna del certificato medico, ritiro del pettorale e di gadget vari e, ovviamente, acquisto di maglietta commemorativa: ci sentivamo dei veri atleti, la tensione saliva di ora in ora! Sempre preoccupati di camminare troppo, e di conseguenza stancarci, Venerdì e Sabato abbiamo ovviamente camminato un sacco, finchè, quando l'ansia da prestazione saliva in maniera esponenziale, la luce è comparsa nella nostra giornata, vigilia dell'impresa, il telefono ha vibrato: era il Mentore che ci comunicava il suo arrivo in terra francese e la sua volontà di darci la benedizione prima che entrassimo definitivamente a far parte della storia. Suggestivo appuntamento davanti a Notre Dame e il gioco era fatto: effettivamente quale luogo poteva essere più adatto per benedirci? Per stemperare la tensione dell'attesa dell'incontro col Latin Mentore siamo entrati nella suddetta Cattedrale e abbiamo acceso una candela (una in quattro, se permettete cosatavano ben 2 euro l'una) affichè gli Dei dell'Olimpo guidassero le nostre membra fin dopo il traguardo permettandoci, se possibile, di sopravvivere.
Incontrato il Mentore e fatte le foto di rito ci siamo dedicati ad un intero pomeriggio di relax ai Giardini del Lussemburgo, seguito da circa 3 etti di pasta serali cadauno, letto presto e, almeno per me, dormita insoddisfacente a causa della simil-agitazione da esame di maturità.
AhAhAh, mi ero già dimenticato della colazione in camera...
RispondiEliminaLe nuove leve in ascolto prendano i nostri mille miliardi di errori come monito. Meglio non ripeterli ed arrivare come noi. Abbiamo finito, ma il giorno dopo ci era ufficialmente impossibile fare le scale in discesa e nella metropolitain di Parigi è un problema grosso!
a pensare alle scale della metro con le gambe a pezzi mi vien male..
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